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Anche Napoli piange Vessicchio: dall’infanzia a Fuorigrotta all’esperienza con i Trettrè

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Napoli piange uno dei suoi artisti più amati: il maestro Beppe Vessicchio. Dalla notizia della sua morte, la città si è stretta in un abbraccio collettivo, con manifesti affissi sui muri del centro storico che lo hanno omaggiato.

Anche Napoli piange Vessicchio: dall’infanzia a Fuorigrotta all’esperienza con i Trettrè

 

Vessicchio, figlio di un funzionario dell’Ex Eternit di Bagnoli, era cresciuto nel rione Cavalleggeri, e dopo il liceo Scientifico si era formato al Conservatorio di San Pietro a Majella, dove da giovane uditore aveva iniziato a coltivare quel talento che lo avrebbe reso un simbolo della musica italiana e uno dei migliori arrangiatori pop della scena contemporanea.

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Con il suo carattere pacato e il genio creativo, ha collaborato con artisti come Edoardo Bennato, Peppino di Capri, Nino Buonocore, conquistando il grande pubblico tra palchi, dischi e televisione. Ma Napoli non l’ha mai lasciata davvero. Era la sua radice, il suo suono, il suo respiro. Amava la tradizione, ma guardava con curiosità al nuovo: celebre la sua intervista a Geolier a Sanremo 2023, segno di un artista capace di dialogare con ogni generazione.

Eclettico e autentico, fu anche protagonista del cabaret con I Trettré tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni’80, portando ironia e musica sullo stesso palco. Celebre anche un suo cameo nel film “Gigi er bullo” con il compianto Alvaro Vitali. Un maestro che non ha mai cercato la ribalta, ma che ha lasciato una luce che Napoli e l’Italia intera non dimenticheranno mai. Oggi i funerali in forma privata a Roma.

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