Negli ultimi anni Napoli sta vivendo un boom turistico senza precedenti. Il trend è in costante crescita: basti pensare che, secondo quanto riportato di recente da Confesercenti, soltanto durante il ponte di Ognissanti la città ha accolto circa 200mila visitatori. Secondi i dati dell’Osservatorio comunale al Turismo, tra il 30 ottobre e il 3 novembre sono arrivati in città 550mila turisti, un numero nettamente superiore ai 150mila registrati nello stesso periodo del 2024. Una crescita così forte, però, non sembra riflettersi sulle entrate economiche delle attività del centro storico. A segnalarlo è Germana Falibretti, presidente dell’Associazione Artigianà, che sottolinea come i numeri del turismo non coincidano con quelli degli incassi.
Napoli, boom turistico a metà: bloccati i profitti dei commercianti
“Alcuni soci, commercianti nella zona dei Decumani e dei Quartieri Spagnoli, non vede alcun aumento bensì una drastica diminuzione degli incassi, non solo rispetto all’anno scorso, ma anche alle settimane precedenti. C’è una sproporzione tra stime di arrivi di turisti che non portano reale ricchezza al commercio napoletano” afferma Falibretti a Fanpage.it. Secondo lei, questa differenza tra afflusso e guadagni avrebbe una spiegazione precisa. “In base alle osservazioni di chi lavora sul territorio da anni, e si confronta con i turisti ogni giorno tutti i giorni, si nota che sta arrivando un turismo che premia di più i negozi di paccottiglia di bassa qualità che negozi che vendono prodotti artigianali: in alcuni casi la vendita sembra essersi bloccata, non solo rallentata“, prosegue Germana Falibretti.
Troppi negozi di souvenir cinesi e pakistani
Artigianà individua tra le cause principali l’esplosione incontrollata di attività dedicate ai souvenir, proliferate soprattutto lungo Spaccanapoli e nell’area dei Decumani — un fenomeno già al centro di un’inchiesta di Fanpage.it. Secondo l’associazione, questa crescita sta modificando la natura stessa dell’area storica della città: “Il Centro Storico di Napoli, patrimonio UNESCO, sta subendo una trasformazione che sta mettendo a rischio l’identità culturale autentica e l’identità commerciale della città. Si segnala ormai una invasione (aggiungiamo anche incontrollata) di negozi di souvenir tutti uguali, tutti che vendono prodotti prevalentemente di importazione, spesso a prezzi più che concorrenziali”.
Souvenir che arrivano dalla Cina ma anche dal Pakistan. A questo scenario, la presidente aggiunge un’ulteriore riflessione sulle abitudini dei visitatori. “Si aggiunge un’analisi sulla qualità del turista, sulla sua bassa capacità di spesa, che avvantaggia prevalentemente chi vende prodotti a un euro, e sempre meno chi investe in prodotti di qualità con un prezzo finale al pubblico decisamente più alto”.
“Limitare aperture nuovi negozi”
Per tali ragioni, l’Associazione chiede un intervento concreto da parte del Comune. L’appello è rivolto in particolare all’Assessorato al Turismo e alle Attività Produttive, affinché venga applicata una delibera che regolamenti le nuove aperture commerciali, come già avviene per il settore della ristorazione. Inoltre, Artigianà sollecita un incontro con l’assessora Armato: l’obiettivo è far emergere la gravità della situazione attuale, in cui — denuncia l’associazione — le vie del centro vengono invase da esercizi che vendono merce contraffatta o di scarsa qualità, minando uno dei tratti distintivi della Napoli turistica: la sua autenticità.








