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Napoli, massacrato di botte da più di dieci detenuti: Paolo stava per finire la sua pena

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Due figli, un a vita davanti. Paolo Piccolo, 26 anni, originario di Barra, non ha fatto in tempo a scontare la sua pena. È stato massacrato di botte all’interno del carcere di Bellizzi Irpino, ed è deceduto lo scorso 18 ottobre dopo un anno di sofferenze.

Napoli, massacrato di botte da più di dieci detenuti: Paolo stava per finire la sua pena

 

La vicenda è ancora piena di lati oscuri. Finito in carcere nel 2019 per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, era vicino alla fine della sua pena e al ritorno dalla famiglia e dai suoi due bambini. Secondo quanto ricostruito, la sera del 22 ottobre 2024, Paolo è stato aggredito nella sua cella da una decina di detenuti armati di mazze di ferro e coltelli. Gli aggressori avrebbero dapprima colpito il giovane nella stanza, poi lo avrebbero trascinato fuori continuando a colpirlo con calci, pugni e mazze ricavate dalle spalliere dei letti. Dopo l’aggressione, Paolo è caduto in stato vegetativo e non si è mai ripreso, morendo dopo un anno di agonia.

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Parlano fratello e zia

 

«Stava scontando la sua pena – spiega il fratello Giorgio in un’intervista rilasciata a Il Mattino -. Era un ragazzo normale, con due bambini, pieno di vita e di amici. Quella sera 13 o 14 persone hanno sequestrato due secondini, hanno preso le chiavi della sua stanza e sono entrati con le mazze per ucciderlo. Mi chiedo: chi guardava le telecamere, chi doveva sorvegliare cosa stava facendo? Per un mese ha combattuto, aveva il cranio massacrato, pieno di coltellate, un orecchio strappato, denti mancanti. Quello che ha subito non è umano. Non è possibile che 13 persone girovaghino nel carcere come se fossero a casa loro. Deve pagare anche chi doveva sorvegliare».

Anche la zia di Paolo, Sofia Rizzo, ha voluto ricordare il nipote: «Comprava i giocattoli per tutti i bambini alle feste di famiglia. Era buono. Mio nipote se n’è andato a testa alta. Chiedo il fine pena mai. È stato massacrato. Chiedo l’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, perché faccia luce su questa vicenda. Altri ragazzi non possono fare la fine di mio nipote».

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