Approfittavano di lei, appena 13 anni, e del suo lieve ritardo mentale. Maria (nome di fantasia) non immaginava che quei due ragazzi, 19 e 21 anni, apparentemente bravi, senza precedenti, umili lavoratori (uno è impiegato in un bar), e che abitavano nella sua stessa zona, potessero trasformarsi nei suoi stupratori.

Due gli episodi di gruppo ricostruiti dagli investigatori dopo la denuncia sporta dalla mamma: entrambi consumati tra agosto e settembre dell’anno scorso. Ad agire erano in tre: Maria veniva portata in un appartamento disabitato, ubicato all’interno dello stesso palazzo dove risiedeva uno degli stupratori. Il terzo complice, denunciato a piede libero, si limitava a fare “da palo” e a controllare che nessuno disturbasse l’azione dei violentatori.

Lì cominciava l’incubo: la 13enne veniva bloccata, spogliata e stuprata in gruppo senza che potesse opporre resistenza. Poi il gruppo si scioglieva, ognuno ritornava alla propria vita. Tranne che per un particolare: su Facebook, il 19enne e il 21enne pubblicavano post sconcertanti in cui si vantavano delle loro imprese sessuali prendendo in giro la ragazzina.

Quando tornava a casa la 14enne era visibilmente turbata. La mamma intuiva che qualcosa non andava, che Maria aveva subito una violenza psicologica o fisica. Dopo aver parlato con la figlia, la donna ha deciso di sporgere denuncia ai Carabinieri della Tenenza di Sant’Antimo per vederci chiaro e capire cosa fosse successo. Con l’aiuto di una psicologa, la terribile vicenda viene ricostruita e trova il suo capitolo finale con i due arresti di oggi.

 

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