Verifiche e controlli nell’area degli insediamenti produttivi di via Migliaccio. Ad annunciarli, dopo le polemiche dei mesi scorsi e la discussione in Consiglio comunale, il neo dirigente dell’ufficio tecnico comunale, l’architetto Agostino Di Lorenzo, in passato presidente dell’Ente parco delle colline di Napoli. L’area Pip, realizzata dalla Iniziative industriali di Sant’Antimo, è stata nel tempo al centro di indagini condotte dai carabinieri e dalla guardia di finanza. I controlli annunciati dagli uffici comunali si concentreranno, in particolare, sui certificati di agibilità dei capannoni (circa 40, di cui oltre 10 già operativi) e su altre documentazioni tecnico-amministrative.

Le dichiarazioni di Di Lorenzo. “E’ stata fatta una ricognizione generale sulla vicenda Pip – spiega Di Lorenzo – Con grande fatica siamo riusciti a ricostruire l’intera documentazione, il fascicolo e abbiamo stabilito una serie di priorità. Questo lavoro ci permetterà di partire con le verifiche e i controlli, che sono tesi alla risoluzione dei problemi denunciati da svariati soggetti”.

La storia. Una delle problematiche di cui si è spesso discusso riguarda l’utilizzo e la rendicontazione (la pratica non è stata ancora istruita) di un finanziamento regionale pari a circa 4 milioni e 500 mila euro ed altre questioni legati alle penali e agli espropri. Il progetto per la realizzazione dei capannoni industriali ha avuto un iter particolarmente travagliato. I primi atti amministrativi risalgono infatti alla fine degli anni Novanta; il bando di gara (project financing), emanato nel 2004 dall’amministrazione Bertini, fu vinto dalle Iniziative industriali di Sant’Antimo, l’azienda leader nel settore che fa capo alla famiglia Cesaro. Le licenze invece furono firmate tra il 2008 e il 2009. Si tratta di un progetto di grande respiro, che avrebbe dovuto portare sviluppo e ricadute occupazionali in un’area, quella della frazione periferica di san Rocco, che un tempo era ad alta vocazione agricola. Un progetto attorno al quale però, specie nel corso degli ultimi anni, si sono addensate numerose ombre. A breve se ne dovrebbe sapere di più anche sulla sorte della bretella di raccordo che congiungerà l’area industriale di Marano con l’asse mediano, all’altezza di via Ripuaria. Uno sbocco viario che mette in relazione più comuni (Qualiano, Villaricca e Marano), contemplato nel progetto del Pit giuglianese e finanziato con oltre 3 milioni di fondi pubblici, ma ad oggi non ancora completato.

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