Ho visto Maradona, si l’ho visto e ne vado fiero. In campo e fuori dal campo, da bambino e da giornalista, nella sua casa naturale, il San Paolo, e in diverse occasioni nella sua amata Napoli. Mentre scrivo ancora non ci credo, qualcuno dirà che non morirà mai un mito, una leggenda come lui, eppure non lo vedremo più, non lo vedrò più. Non sentiremo più la sua voce, non sentiremo più difendere Napoli, non lo sentiremo esultare ai gol del nostro Napoli, non lo vedremo più, non vedremo il suo viso, le sue punizioni che anche a 60 anni poteva battere e segnare. Quanto mi mancherai Diego. Mancherai al calcio ad una città che ti ha subito accolto come un figlio. Quando arrivo a Napoli fu subito festa e quella gioia continuò per 7 anni senza freni, con la gioia di vederlo danzare con quella maglia azzurra. Quando andavo allo stadio ero sicuro che quella domenica Diego avrebbe fatto gol, avrebbe fatto qualche magia importante, qualcosa di bello. Io ero li con il mio papà con la mia sciarpetta azzurra con gli occhi colmi di gioia e quando scandivamo il suo nome io gridavo forte… Diego, Diegooo. I due Scudetti, la Coppa UEFA, sempre con il mio papà e con lui nel cuore. Quel Maradona che ci faceva vincere, che ci faceva gioire e che settimana dopo settimana ci porto al trionfo. Contro Il Milan, la Juve, l’Inter, la Roma, e tutte le altre che ci vedevano piccoli piccoli ma con lui diventammo grandi, diventammo antipatici all’Italia Intera. E quando giocò contro l’Italia a Napoli nel mondiale del 90, io l’ammetto tifai per Lui, per quel signore alto, biondo e con il mantello azzurro come lo definisce Maurizio De Giovanni. L’italia fu eliminata, Diego fu sconfitto in finale e io piansi come piangeva lui a fine partita con quel “Hijo de puta” scandito più di una volta contro un pubblico di Roma scorretto e perdente. Poi il suo declino e il ritorno a Napoli da ex calciatore. Ricordo l’addio al calcio a Ferrara, i suoi interventi con Angelo Pisani che per lui ha combattuto contro il fisco. Ho avuto la fortuna di vederlo da cronista, salutato e fotografato ad un palmo di mano con la voglia di piangere, con la voglia di abbracciarlo forte e dirgli ti voglio bene e ringraziarlo per aver visto il mio papà piangere di gioia per te,  ma con quel poco di professionalità ho cercato di mantenere le distanze, dal mito dalla leggenda, dall’uomo, per far bene il mio lavoro da cronista. Ho visto Maradona e ti ringrazio Diego per aver visto la tua luce, il tuo sorriso, il tuo amore per Napoli, un amore vero, viscerale come come il mio per Partenope. Diego quanto mi mancherai….

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