Una situazione di quasi totale mortalità della fauna sui fondali. Restano solo alcuni anellidi di vermi nei sedimenti e resti di animali in vita fino a tempi recenti. Livelli elevati di inquinanti nelle acque come mercurio, cromo e cadmio ma il disastro non è irrimediabile se si interviene in modo deciso. Sono i primi risultati del lavoro di monitoraggio, partito da fine 2019, sullo stato di salute del Lago Patria, lo specchio d’acqua giuglianese ferito gravemente da diversi decenni di ecomafie e abusivismo. 

MONITORAGGIO LAGO PATRIA, FIRMATA L’INTESA

I dati preliminari sono stati presentati questa mattina al complesso “L’Anicrè”, insieme alla firma di un protocollo tra il Circolo Legambiente Giugliano presieduto da Vincenza Daniele e l’Ente Riserve naturali presieduto da Giovanni Sabatino, che ha incoraggiato e sostenuto questo progetto. All’incontro ha partecipato pure la presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato. “I primi dati non sono confortanti ma nemmeno devastanti” commenta il professore Sergio Bravi, che ha coordinato lo studio, del dipartimento Scienze della Terra della Federico II di Napoli. 

L’obiettivo è quello di confrontare lo stato di salute attuale con quello degli anni ’60, monitorando la fauna lacustre ma anche gli ambienti acquitrinosi a contorno. Il colpo inferto alla ricca biodiversità del lago in anni di incuria è sicuramente durissimo ma si può ancora recuperare qualcosa con alcuni accorgimenti, a partire dallo scovare e bloccare gli scarichi illeciti nel lago. 

“Con questi primi dati possiamo orientare meglio le ricerche”, aggiunge il professore Bravi. Grazie all’accordo di collaborazione siglato stamani, dunque, il progetto andrà avanti e dovrebbe durare almeno un biennio. Salvare il Lago Patria si può, se si vuole tutelare la ricchezza naturalistica e si interviene finalmente con fermezza contro i criminali dell’ambiente. 

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