Non solo pipistrelli e coronavirus. Torna a farsi vedere di questi tempi anche la pesta nera, che in Mongolia ha fatto due vittime. Le autorità hanno così deciso di mettere in quarantena tutta la regione occidentale al confine con la russia. A perdere la vita un ragazzo di 27 anni e una donna deceduti per aver mangiato carne cruda di marmotta nella regione del Khovd.

Mongolia, mangiano carne di marmotta e muoiono di peste nera: regione in quarantena

A rendere nota la notizia è stato il The Moscow Times che ha riportato la notizia data dal Centro Nazionale della Mongolia per le malattie zoologiche (Nczd). Secondo gli esperti, le due vittime hanno contratto la cosidetta “peste delle marmotte“, che per l’uomo risulta letale. La stessa struttura ha poi spiegato di aver predisposto la quarantena per il capoluogo di provincia e per uno dei distretti della regione. Misure di altissima protezione che mettono in guardia sul reale pericolo di questa infezione. In questo momento è vietato l’accesso a qualsiasi tipo di veicolo come riportato dall’agenzia di stampa TASS secondo i media locali.

Al momento sono 146 i testi effettuati su tutte le persone che hanno avuto contatti con i due deceduti. Controlli in corso anche su altri 504 individui che hanno avuto un secondo contatto. Non è la prima volta che in Mongolia scatta un allarme simile. Già nel 2019 la Mongolia aveva chiuso un passaggio di frontiera strategico con la Russia bloccando numerosi turisti con il sospetto che possa aver avuto un ruolo nello scoppio di una pestilenza.

Nello stesso anno una coppia mongola di etnia kazaka, 38 anni lui, 37 lei in attesa di un bambino, era morta di peste bubbonica, contratta dopo aver mangiato un rene di marmotta crudo. Un’usanza che in Mongolia viene ritenuta salutare, benché il National Center for Zoonotic Disease aveesse da tempo messo in guardia da tale pratica, perché la carne cruda di marmotta può essere un potenziale veicolo della “Yersinia pestis”, il batterio della peste, che nel Paese provoca almeno un decesso l’anno.

Gli esperti quindi stanno monitorando con estrema attenzione i contaggi perché appartenenti allo stesso ceppo della peste bubbonica che nel 14° secolo ha ucciso 50 milioni di persone, e che ancora oggi arriva a uccidere circa 2000 persone l’anno.

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