Ben dieci avvisi di garanzia per la morte di Luigi Starita, 75 anni, stroncato dal coronavirus. A finire nel registro degli indagati i sanitari che lo hanno avuto in cura per 22 prima che morisse. Tra le accuse, quella di non avergli praticato il tampone. Il reato contestato è omicidio colposo.

Piano di Sorrento (Napoli), morto per coronavirus ma non gli fanno il tampone: dieci indagati

Il pm Antonio Barba, della Procura di Torre Annunziata, ha disposto la riesumazione del cadavere di Luigi Starita per effettuare l’autopsia e quindi come atto dovuto ha spedito gli avvisi di garanzia a tutti i medici che lo avevano avuto in cura tra gli ospedali di Sorrento e il Loreto Mare, compreso il medico di famiglia.

La vicenda viene ricostruita da Il Mattino che riporta anche i nomi degli indagati. Si tratta di Federico Coppola, medico di famiglia. Ma anche medici e sanitari dell’opedale di Sorrento, Rossana Galasso, Elvira Giaquinto, Pietro De Nicola, Luca Allocca, Maurizio D’Antonio e Vincenzo Terrone. Evivia infine quelli del Loreto Mare, vale a dire Giovanni Spagnuolo, Barbara Primerano, Salvatore Visconti. L’inchiesta nasce dalla denuncia di Viviana Starita, figlia di Luigi, attraverso l’avvocato napoletano Gennaro Razzino.

La storia

Una vicenda intricata quella che ha portato alla morte di Luigi Starita. L’otto marzo, in pieno lockdown, il 75enne comincia a manifestare tosse e febbre alta. Il medico di famiglia però si sarebbe limitato a tranquillizzare i familiari. Purtroppo però il 15 marzo le condizioni di Starita peggiorano. A quel punto il medico – sempre al telefono – prescrive una infiltrazione di Rocefin e Bentelan, senza però avanzare richiesta di tampone o di ricovero in ospedale.

Ma a leggere le pagine della denuncia (che – va ricordato – restano al momento una versione di parte), i giorni seguenti si trasformano in una vera agonia. Il quadro clinico del 75enne si aggrava, Starita ottiene la visita di due sanitari della guardia medica, che si limitano a constatare l’esistenza di una bronchite in corso e a disporre una cura a base di sciroppo sedativo e vitamina b. Anche in questo caso, niente tampone. Non si sa se per negligenza o per mancanza di test.

La vicenda però non finisce qui. Il 19 marzo arriva finalmente un’ambulanza del 118 a casa. I sanitari, senza uscire dal mezzo, si limitano a suggerire alla figlia di andare ad acquistare una bombola di ossigeno. Dopo qualche giorno, finalmente il ricovero all’ospedale di Sorrento. Il 24 marzo Luigi Starita viene trasferito al Loreto Mare, mentre dal Cotugno arriva il tampone che accerta, ormai con un ritardo irritante, la positività da coronavirus. Il 30 marzo, il decesso.

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