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Dopo Rsa ed ospedali, sarebbero i mattatoi il terzo focolaio di coronavirus. Migliaia di casi in tutto il mondo lo confermano: i dipendenti che lavorano a contatto con la carne hanno contratto il Covid-19 in misura maggiore rispetto ai lavoratori di altri settori della filiera agro-alimentare.

Mattatoi focolai di coronavirus: casi a Bari e nel resto del mondo

Negli Stati Uniti ci sarebbero circa 5mila casi di contagio avvenuti nei mattatoi e circa 20 decessi. In Germania, invece uno stabilimento di Dissen, in Bassa Sassonia, è stato temporaneamente chiuso, dopo che circa un centinaio di dipendenti sono risultati positivi al Coronavirus, mentre in Francia è stato registrato un focolaio in un macello in Bretagna, con 69 casi di contagio.

Caso simile in Italia. A Bari, infatti, 70 dipendenti di un’azienda di lavorazione della carne sono risultati positivi. Un vero e proprio focolaio legato a un mattatoio. Tuttavia nel nostro Paese gli episodi di infezione di questo tipo sono stati inferiori che nel resto del mondo. Ma sufficienti comunque ad interrogare la comunità scientifica.

Le (possibili) cause

Non è chiaro perché i centri di lavorazione di carne siano diventati focolai di contagio e trasmissione del Covid-19. Appare improbabile che sia la carne a fungere da vettore epidemico. E’ più probabile, invece, che gli operai di questo settore siano più esposti al rischio di contagio perché sono costretti a lavorare a stretto contatto e a temperature basse, le quali sembrano un buon alleato del virus.

Insomma, gli scienziati escludono che ci sia pericolo per chi mangia carne, anche se proviene da un mattatoio dove è avvenuto un caso di contagio. Tra l’altro la cottura degli alimenti, in ogni caso, elimina qualunque virus, e non esiste alcuna evidenza scientifica di una possibile resistenza degli agenti virali sulle superfici. I contagi, seppur tantissimi, all’interno dei mattatoi riguardano cause terze e non certamente la materia lavorata.

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