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C’è un allarme per quanto riguarda il nostro latte. Uno studio effettuato dall’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con una facoltà di Valencia, ha mostrato la pericolosa presenza di antibiotici. In 56 campioni di latte vaccino analizzati sono risultate tracce di antibiotici nocivi per la salute dell’uomo. Il test comprendeva campioni dei 21 marchi di latte normalmente venduti nei supermercati italiani, passando dalla Parmalat alla Granarolo, fino ad arrivare ai brand minori rintracciabili nei discount.

L’analisi è stata riportata dal mensile il Salvagente diretto da Riccardo Quintili, con un approfondimento sul possibile “avvelenamento” del nostro latte in commercio.

Grazie a nuovi test molto più approfonditi, figli di innovative tecnologie, è possibile quantificare la presenza di medicinali all’interno del latte prodotto” ha dichiarato il direttore. Poi aggiunge: “Sono state rivelate presenze di un antibiotico piuttosto pesante come l’amoxicillina, un cortisonico, il dexamethasone e un antinfiammatorio, il meloxicam“. Il peggiore di tutti i campioni analizzati è il latte fresco Lidl che “ha evidenziato la presenza di tutti e tre i farmaci contemporaneamente, unico caso”.

Proseguendo nella lettura dei risultati dei test, è emerso come in quattro marche di latte (Ricca fonte, Esselunga fresco, Carrefour fresco e Parmalat Zymil fresco, sono state riscontrate tracce di due farmaci su tre, mentre in altri cinque campioni il farmaco trovato è stato uno solo.

Il professore della facoltà di malattie infettive dell’Università Federico II di Napoli, Ivan Gentile, ha spiegato di cosa essere preoccupati.

Pur sottolineando che i livelli di antibiotici che sono stati trovati, risultano essere molto bassi, non si può escludere delle complicanze per la salute dell’uomo. L’insieme dei batteri buoni che popolano il nostro intestino possono subire dei danni dall’effetto del medicinale”.

Questi tre farmaci, compreso l’antibiotico, sono utilizzati in materia intensiva nei nostri allevamenti di mucche, per curare la mastite, una malattia molto comune in questo genere di animali, che colpisce la mammella. Il problema è la quantità spesso eccessiva che ne viene fatto per sopprimere sul nascere i sintomi e non penalizzare la produzione di latte. Come spesso capita le logiche del mercato cozzano con la salute di animali e persone.

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