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Pozzuoli (Licola). Arriva l’ordine di esecuzione in carcere per il 57enne condannato per aver rinchiuso e stuprato nel suo ufficio due commesse del negozio. Le vittime venivano costrette a soddisfare le fantasie erotiche del loro datore di lavoro, pena la perdita del posto o il mancato aumento delo stipendio.

La condanna

Così come spiega Il Mattino, l’incubo per due giovani dipendenti di un negozio di bricolage e articoli per la casa è durato per mesi, finché non trovarono il coraggio di denunciare le violenze subite ai carabinieri. L’uomo è stato raggiunto in località San Martino dai poliziotti del commissariato di Pozzuoli in seguito a un ordine di esecuzione in carcere arrivato dopo la sentenza della corte di cassazione che ha confermato la pena a sei anni e sei mesi inflitta nel 2016 dal tribunale di Napoli. L’orco dovrà scontare un residuo di pena di 5 anni, 3 mesi e 26 giorni di reclusione.

La vicenda: commesse violentate nell’ufficio

La vicenda si è consumata in un punto vendita di un negozio di bricolage in via Montenuovo Licola Patria. Le due ragazze hanno raccontato di essere state rinchiuse più volte negli uffici di Licola e costrette a subire rapporti sessuali dal 57enne. L’uomo “comprava” poi il loro silenzio promettendo più soldi in busta paga. Di solito l’orco agiva con le stesse modalità. Con una scusa faceva salire le due giovani al piano superiore e dopo aver chiuso la porta della sua stanza a chiave le costringeva con violenza a consumare rapporti sessuali. A nulla valevano le rimostranze delle vittime, che non riuscavano a negare le sue fantasie erotiche per paura di ritorsioni a lavoro.

Le violenze sono andate avanti per cinque mesi, finché una delle due vittime ha dato coraggio all’altra: sono scattate così le denunce e da lì l’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Licola, che documentarono episodi di violenza sessuale consumati da aprile a luglio. Per l’imprenditore scattarono l’arresto in carcere e poi gli arresti domiciliari dove restò per circa un anno. Nel novembre del 2016 i giudici del tribunale di Napoli accolsero quasi in toto la richiesta a 7 anni da parte del pubblico ministero condannando il 57enne a 6 anni e 6 mesi di carcere.

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