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Giorgio Gaber è stato uno dei più grandi cantautori della musica italiana del Novecento, nonché un personaggio influente della cultura europea. Ma chi è? Qual è stata la sua vita? Quando è morto? Chi è stata la moglie? E i figli? Facciamo chiarezza sulla sua vita.

Biografia di Giorgio Gaber

Nasce a Milano. All’anagrafe è Giorgio Gaberščik. I genitori si erano conosciuti e sposati in Veneto (di dove era originaria la famiglia di sua madre) e in seguito si trasferirono in Lombardia in cerca di fortuna.

Lo stato di salute di Giorgio sin da piccolo è cagionevole: durante l’infanzia si ammala due volte di poliomielite. Il primo attacco, occorsogli verso gli otto-nove anni, colpisce il braccio sinistro e gli procura una lieve paralisi alla mano. Il padre gli regala una chitarra affinché eserciti le dita con piacere, non come una costrizione. Approfittando del fatto che il fratello la sa già suonare, anche Giorgio impara ad usare lo strumento. L’idea darà buoni risultati, sia sotto l’aspetto medico che artistico. Da adulto, Gaber dirà: “Tutta la mia carriera nasce da questa malattia”.

Nel 1958 si diploma ragioniere. In estate parte per Genova, dove trascorre la stagione estiva suonando nei locali in un trio basso-chitarra-pianoforte con Tenco, sperimentando per la prima volta le sue doti di cantante. In autunno si iscrive all’Università Bocconi di Milano, mantenendosi gli studi con il lavoro da chitarrista e cantante dei «Rocky Mountains» al Santa Tecla.

Viene notato da Nanni Ricordi, direttore artistico dell’omonima casa editrice musicale, che lo invita per un provino. Gaber inizia così la carriera da solista, con l’incisione per la neonata Dischi Ricordi, branca della storica casa editrice musicale per la musica leggera, di quattro canzoni, due originali in italiano: Ciao ti dirò (rock) e Da te era bello restar (lento), e due successi americani: Be-Bop-A-Lula e Love Me Forever. Sull’etichetta del 45 giri si legge: «Giorgio Gaber e la sua Rolling Crew». Per la prima volta appare il suo pseudonimo.

Il successo

Dopo i primi 45 giri, Gaber raggiunge il successo nel 1960 con il lento Non arrossire, con il quale partecipa alla Sei giorni della canzone; nello stesso anno incide la sua canzone più conosciuta tra quelle del primo periodo, La ballata del Cerutti, con il testo dello scrittore Umberto Simonetta. Nel corso degli anni sessanta i testi delle canzoni di maggior successo di Gaber sono firmati dallo scrittore. Tra esse, Trani a gogò (1962), Goganga, Porta Romana (1963), fruttano a Gaber molte apparizioni televisive.

Gaber è attratto anche dalla canzone francese: ascolta gli chansonniers della Rive gauche parigina, cui riconosce uno spessore culturale e un’attenzione ai testi che mancano nella musica leggera italiana. Gaber afferma, a proposito: “Il mio maestro è stato Jacques Brel”.

Gaber, come Gino Paoli, Sergio Endrigo, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Enzo Jannacci e Luigi Tenco, è alla ricerca di un punto di equilibrio tra le influenze americane (rock e jazz) e la canzone francese. Tutti loro lo trovano nella canzone d’autore in italiano. I primi cantautori nostrani, con l’eccezione del precursore Domenico Modugno, nascono difatti in questo periodo, e Gaber è tra loro.

Dopo un sodalizio sentimentale-artistico con la cantante e attrice Maria Monti (insieme avevano scritto Non arrossire), il 12 aprile 1965 Gaber sposa all’Abbazia di Chiaravalle Ombretta Colli, allora studentessa di lingue orientali (russo e cinese) all’Università degli Studi di Milano. Il 12 gennaio 1966 nasce la loro unica figlia, Dahlia Deborah, conosciuta come Dalia.

Gli ultimi anni e la morte di Gaber

Gli ultimi anni sono all’insegna della malattia. Gaber è vittima del cancro. Compare nello stesso anno in due puntate del programma 125 milioni di caz..te di e con il vecchio amico Adriano Celentano, insieme ad Antonio Albanese, Dario Fo, Enzo Jannacci e lo stesso Celentano in una surreale partita a carte: i cinque cantano insieme Ho visto un re. Il successo di quelle serate lo spinge a mettersi al lavoro per un nuovo disco, ad appena sei mesi di distanza dall’uscita dell’ultimo lavoro.

Io non mi sento italiano, però viene pubblicato postumo: da tempo malato di cancro ai polmoni, Giorgio Gaber si spegne nel pomeriggio del giorno di Capodanno del 2003, poco prima di compiere 64 anni, nella sua casa di campagna a Montemagno di Camaiore, nei pressi di Lucca. I funerali si svolgono nel luogo dove si era sposato, l’abbazia di Chiaravalle, con rito cattolico, nonostante il cantautore non fosse affiliato ad una denominazione religiosa tradizionale. Il corpo di Gaber riposa nella Cripta del Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.

Moglie e figli di Gaber: Ombretta Colli

Gaber è stato legato per oltre quarant’anni a Ombretta Colli. Convolarono a nozze nel 1963. Ebbero una figlia nel gennaio del 1966, Dalia Gaberscik, oggi 43enne. Ombretta è nonna di due nipoti: Lorenzo e Luca. Ombretta Comelli è nata a Genova il 21 settembre 1945 sotto il segno della Vergine. Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta ha vissuto un periodo di intensa attività artistica. Arrivata seconda a Miss Italia nel 1960, si gettò nel mondo subito dopo a capofitto nel mondo del cinema, recitando in film di vari spessore, da quelli di minor prestigio a quelli con grande firme della nostra scuola come Elio Petri ed Ettore Scola.

Canzoni di Giorgio Gaber

Tante le canzoni di Giorgio Gaber che hanno segnato la storia della musica, da “Non arrossire”, “la Ballata del Cerruti Gino”, “il Riccardo”, “lo shampoo”, “Un’idea”, “Qualcuno era comunista”, “Destra-Sinistra”, “Io non mi sento italiano”.

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