mamma dona latte

Un gesto che nonostante il terribile momento di dolore, una mamma ha sentito comunque di voler fare. Ha donato il suo latte materno dopo la morte del suo bimbo ai piccoli che sono in difficoltà. Un gesto così altruista che secondo molti è pensabile solo da parte di una mamma.

Dona latte dopo la morte del figlio

Sierra Strangfeld ha donato il latte materno dopo la morte del suo bambino, ad appena tre ore dalla nascita. Questa coraggiosa donna, a circa a metà della sua gravidanza, ha scoperto che il piccolo che portava in grembo aveva la Trisomia 18, una rarissima malattia genetica con un’incidenza pari di 1 su 6.000.

Quando divenne chiaro che Samuel non sarebbe sopravvissuto molto a lungo in utero, Strangfeld è stata sottoposta a un cesareo d’emergenza, ma il piccolo Samuel è riuscito a vivere solo per tre ore. «Le sue mani erano serrate, i suoi piedi erano chiusi, era piccolo», ha detto la giovane mamma a Good Morning America, uno dei principale programmi televisi degli Stati Uniti. «Ma era così perfetto. Ha combattuto così duramente per poterci conoscere. Il nostro bambino è stato messo su questa Terra per un motivo».

La scelta di aiutare mamme in difficoltà

Dal momento che la figlia di Sierra è stata nutrita con latte donato da sua cognata per un certo periodo di tempo, la donna ha deciso di voler aiutare le altre mamme allo stesso modo. «Ho sempre voluto aiutare un’altra mamma bisognosa. Samuel avrebbe avuto una degna degenza in terapia intensiva se fosse sopravvissuto, quindi so che avremmo dovuto usare il latte donato fino a un certo punto. Ora posso essere io ad aiutare altri».

La donazione di 16 litri di latte materno

Strangfeld ha donato oltre 16 litri di latte materno. In un post su Facebook ha scritto: «Oggi è l’ultimo giorno che posso donare il latte. L’ho portato alle banche della NICU per l’ultima volta. Camminare per i corridoi dell’ospedale è stato solo un altro passo verso la mia guarigione mentale e fisica. E io so, perché l’ho sentito, che Samuel era lì con me».

Sierra aveva detto di aver passato momenti difficilissimi e che forse, a causa del troppo dolore, sarebbe stato meglio smettere. «Troppa sofferenza, ma era una cosa che mi collegava fisicamente a lui qui sulla Terra». La donna assieme al marito Lee sperano un giorno di poter dar vita a una fondazione in nome del figlio. Per ora hanno lanciato “Smiling for Samuel”, una campagna di sensibilizzazione sulla Trisonomia 18 e fondato una borsa di studio a nome del bambino.

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