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Decisivo per l’arresto di Don Michele Mottola anche l’intervento della Diocesi di Aversa. Risale infatti allo scorso 25 maggio del 2019 un decreto di sospensione del sacerdote dal suo ufficio e l’allontanamento immediato dalla Parrocchia di Trentola Ducenta (Caserta).

La sospensione di Don Michele della Diocesi di Aversa

Il vescovo Angelo Spinillo emanò il provvedimento disciplinare cautelativo nel giorno immediatamente successivo alla segnalazione dei fatti. Furono i fedeli ad accompagnare la mamma della bimba e a segnalare alla Diocesi gli abusi che la piccola avrebbe subito. Spinillo avrebbe anche fornito ai familiari della minore la propria collaborazione affinché fosse sporta anche regolare denuncia alle autorità giudiziarie.

La novità introdotta da Papa Francesco contro i preti pedofili

Da quel 25 maggio a don Michele non è più permesso di celebrare messa o di avere contatti di tipo pastorale. Per lui è scattato anche un procedimento canonico, oltre che a quello giudiziario da parte della giustizia italiana. Si tratta di una importante inversione di tendenza da parte della Chiesa rispetto a casi simili. Troppo spesso, in passato, le singole diocesi avrebbero taciuto su presunti episodi di pedofilia, limitandosi a “punire” i singoli parroci incriminati con provvedimenti di trasferimento o con qualche ammonimento privato. Grazie al “motu proprio” di Papa Francesco dal titolo “Vos estis lux mundi”, il Pontefice lo scorso maggio ha stabilito un principio fino ad oggi sconosciuto: l’obbligo di denuncia (interno) di violenze. Non solo: vescovi e superiori religiosi dovranno rendere conto del loro operato e ogni diocesi dovrà dotarsi di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni. La Diocesi di Aversa, nel caso di don Michele Mottola, sarebbe stata la prima in Italia ad applicare questo principio.

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