L’arresto di Marco Di Lauro dopo 14 anni di latitanza apre sicuramente nuovi interessanti scenari investigativi. Ora infatti è caccia ai fiancheggiatori del capoclan, ai nuovi equilibri criminali ed al tesoro del clan.

Cresce la paura tra i clan dell’area nord. Aumenta ancor di più quel timore nato dopo l’omicidio di Norina Matuozzo a Melito, la donna uccisa sabato mattina dal marito Salvatore Tamburrino, luogotenente proprio dell’ex fantasma di Scampia. Dalla preoccupazione nata con l’uomo che stava andando a costituirsi in Questura è arrivato infatti il passo falso che ha fatto cadere la protezione di Di Lauro, nascosto in un’umile abitazione di Chiaiano. Ora si devono mettersi insieme tutti i tasselli dalla grosso mole di lavoro investigativo di questi 14 anni. Su questo sono al lavoro gli esperti del pool antimafia della Procura napoletana.

Almeno un centinaio (ma il dato è sicuramente approssimato per difetto) le persone – come riporta Il Mattino – che dal giorno in cui Marco si rese uccel di bosco, sottraendosi al blitz che portò in carcere nel 2004 capi e affiliati alla cosca, sono state sottoposte a intercettazioni telefoniche e ambientali, a pedinamenti e controlli costanti. Pregiudicati ma non solo, nelle rete di fiancheggiatori ci sarebbe anche medici ed infermieri.  L’occhio attento degli inquirenti si è soffermato infatti – come sempre avviene in questi casi – persino su alcuni professionisti nella speranza di poter intercettare un elemento utile alla identificazione del ricercato.

Si lavora soprattutto sul materiale sequestrato nell’abitazione di via Emilio Scaglione potrebbero giungere nuove, preziose notizie. “Ogni latitanza costa – sussurra ancora un investigatore al Mattino  da sempre in prima linea nella lotta ai clan – e chi riesce a diventare un fantasma per tutto questo tempo ha dovuto contare inevitabilmente su tanti aiuti”. Nella casa di via Scaglione sono stati ritrovati infatti alcuni pizzini che potrebbero servire a tracciare la contabilità. E’ caccia al tesoro di centinaia di milioni di euro accumulato dalla holding Di Lauro dopo più di un decennio col grosso business dello spaccio di droga. Con le piazze di spaccio smantellate, i soldi sono stati investiti in edilizia, supermercati, ristoranti e prodotti contraffatti.  La capacità di navigare in mondi diversi è sempre stata la specialità del clan fondato da Paolo Di Lauro, l’ex ‘magliaro’ diventato il più grande narcotrafficante d’Europa. Un impero ereditato da Marco, il quarto dei suoi dieci figli.

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