Ha costretto sua figlia, di appena 17 mesi, ad ingerire una quantità letale di sale, con il solo intento di riavvicinarsi al marito dal quale si stava separando. Così Kimberley Martines ha ucciso la sua bambina. 

I fatti risalgono al luglio del 2016 quando la piccola fu trasportata all’ospedale Spartanburg medical center, in South Carolina, con febbre alta e convulsioni. Le analisi mostrarono subito l’elevata presenza di sale nel sangue che le ha causato il restringimento dei vasi sanguigni, oltre all’accumulo di liquidi nei polmoni, danni ai reni e che alla fine l’ha portata alla morte cerebrale.

Il personale medico fece il possibile per tenerla in vita: la bimba rimase 5 giorni attaccata a dei macchinari, ma tutto è stato vano ed è deceduta nel letto dell’ospedale. La donna dichiarò alle autorità che la bambina aveva preso il sale mentre giocava con la sorella maggiore che le avrebbe lasciato a disposizione il sacchetto.

La verità è poi emersa grazie alla bimba di 4 anni che ha detto alla polizia di aver visto la mamma dare il sale alla sorella. A quel punto Kimberley ha ammesso di aver ucciso sua figlia.  La donna è finita in carcere e in questi giorni è stata condannata a scontare 30 anni di detenzione. La sorella maggiore e la gemellina della vittima sono state invece date in affido.

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