Chieti. L’ha presa per mano, poi l’ha scaraventata dal viadotto dell’autostrada A14 a Francavilla al Mare. Salvarsi era impossibile, e Fausto Filippone lo sapeva bene. Così, a sangue freddo, il papà e marito assassino, manager 49enne della Brioni, ha ucciso sua figlia Ludovica di appena 11 anni dopo averla recuperata a casa del nonno.

Scusa, ti chiedo scusa“, ha pronunciato Fausto dopo aver spinto la piccola vedendola schiantarsi sotto i suoi occhi. La bimba non ha emesso alcun gemito, forse era stata precedentemente stordita da qualche sonnifero o medicinale, ma non si esclude che fosse ancora cosciente prima della caduta. “Vieni, ti mostro una sorpresa”, avrebbe detto il papà killer per farle scavalcare la ringhiera senza che opponesse resistenza. Dopodiché è rimasto aggrappato alla rete del parapetto del viadotto per ore senza mai desistere. Sette ore di trattive in cui Fausto Filippone ha minacciato di buttarsi anche lui di sotto, se qualcuno si fosse avvicinato al corpicino straziato dopo quel volo di circa 30 metri della sua piccola Ludovica. Volo che poco prima delle 20, anche quel papà ha fatto, ponendo fine a una giornata drammatica.

La tragedia familiare ha avuto inizio sin dalla mattina. A seguito di un litigio l’uomo aveva, infatti, lanciato la moglie alla finestra dell’appartamento comprato in una palazzina in piazza Roccaraso. Marina Angrilli, di 52 anni, docente di lettere in un liceo, però non è riuscita a salvarsi. Ed è morta dopo aver atteso in agonia i soccorsi.

Le sue condizioni sono apparse disperate ai medici del 118. Era in una pozza di sangue e per la donna non c’è stato niente da fare. In quella circostanza, però, Fausto aveva dato al personale medico delle generalità false, probabilmente per agevolare la fuga prima dell’arrivo della polizia. Ora spettava a Ludovica la stessa sorte della madre. In un primo momento era stato raccontato che l’uomo soffrisse di depressione e che il movente del suo gesto fosse riconducibile a due eventi drammatici: la scomparsa improvvisa della madre e dell’amico.

La morte di entrambi, infatti, lo avevano logorato profondamente ed il 49enne non era più lo stesso. Ma in seguito alle prime attività investigative della polizia è stato appurato che l’uomo  “non risultava esser affetto da patologie in genere ed, in particolare, da problemi psichici”. “Gli accertamenti svolti sinora – si legge nella nota – hanno evidenziato che non esistevano problematiche di rilievo, o che possano giustificare i gesti compiuti, all’interno del nucleo famigliare”.

 “L’unico recente episodio si riferisce al decesso della madre di Filippone – prosegue la nota – a cui lo stesso era particolarmente legato e che, in qualche modo, poteva averlo destabilizzato senza peraltro che lo stesso abbia esternato importanti segni di sofferenza”. Un elemento particolare sarebbe emerso, inoltre, dalle indagini. Fausto, prima di lanciarsi e porre fine alla sua vita, aveva lasciato cadere un foglio che è stato recuperato dagli inquirenti. Su quel foglio erano stati scritti dei nomi, che attualmente sono al vaglio degli investigatori.
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