la lettera di un padre di napoli dopo tragedia nicola marra a Positano

“Stavolta è capitato a Nico, domani chissà, perchè Nico poteva essere il figlio di noi tutti”. Così, un padre, Luigi Tuccillo, in una lettera aperta pubblicata in prima pagina sul Mattino, affronta la vicenda della morte di Nicola Marra, il giovane napoletano di 20 anni scomparso tra sabato e domenica scorsi, dopo una notte trascorsa in discoteca a Positano (Salerno), e trovato senza vita in un vallone della località turistica della costiera amalfitana.

“Questa drammatica Pasqua”, aggiunge, non la dimenticheranno i “genitori dei suoi amici, sonnambuli delle notti, in perenne attesa di un messaggio quando vanamente tentiamo di connetterci ad una linea telefonica che non ha mai campo”. “Noi genitori – aggiunge – incapaci di resistere alla travolgente vitalità dei nostri figli, alla loro impazienza e voglia di esserci sempre, ad ogni festa”. Secondo Tuccillo “non possiamo rassegnarci ad assistere a questa roulette russa, che mette a rischio la vita dei nostri figli”.

LA LETTERA COMPLETA: 

E allora? E allora non possiamo rassegnarci ad assistere a questa roulette russa, che mette a rischio ogni sera la vita dei ragazzi. Perché ogni sera sono esposti allo stesso rischio, ma non abbiamo soluzioni. Presto si chiariranno anche le cause immediate della morte di questo ragazzo, ma non ci saranno risposte alle nostre domande. Aveva bevuto un po’ troppo? Lo fanno tutti i nostri figli. L’open bar è la condizione perché ogni festa possa riuscire, il cicchetto coinvolge tutti, bere suscita allegria, non partecipare alla euforia da alcool qualifica un ragazzo come uno sfigato ed una ragazza come una monaca. Non c’è via di uscita. Era confuso per aver fumato? Lo stesso vale per una cannetta, anche solo una, tanto non fa male, pensano loro, e serve soltanto a predisporre al divertimento.

E allora? Poco o nulla da aggiungere; i nostri bravi ed irreprensibili ragazzi lasciano i libri, anestetizzano il buon senso, si travestono, mai prima di mezzanotte, i maschi in jeans e camicia bianca, le femmine, in ogni stagione, in fatali copricostume su trampoli da circo equestre e vanno al raduno nella notte leggera e profonda, senza pregiudizi, né preclusioni, senza pensare a come e con chi andare e tantomeno a come e con chi tornare. Nessuno li può fermare; non c’è raccomandazione che tenga, non c’è impedimento che regga, non c’è privazione economica che li scoraggi.

Non ci stanchiamo di parlargli, ogni sera, mentre assistiamo già assonnati alla loro uscita da casa, ma ogni richiamo al buonsenso è retorica, ogni presa di posizione è un muro che impedisce il dialogo, ogni minaccia di punizione è una certezza di indulto. Ci resta, per sperare che qualcosa cambi e che un giorno escano per divertirsi a ballare senza sballo. Ci resta soltanto l’esempio e l’amara favola di Nico, il ricordo della tragica fine del meraviglioso amico, uno di loro.

*un papà di Napoli

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