Marano. Michele Palladino, dal 24 maggio ex consigliere comunale, è stato sicuramente il personaggio politico  più chiacchierato degli ultimi 5 anni. Per tutta una serie di vicissitudini, da  lui è dipeso il destino del governo Liccardo. Ad agosto 2015, lui e Franco Migliaccio passarono dai banchi della minoranza a quelli della maggioranza, garantendo all’ex sindaco Liccardo i numeri per poter continuare a governare. Poi, ad aprile scorso, ha deciso di affossarlo definitivamente. Difficile capire quanto abbia influito sull’atteggiamento di Palladino (di non presentarsi più in Consiglio comunale, poiché non si è mai dimesso da consigliere) l’arrivo della Commissione di accesso, poiché l’ex consigliere comunale non solo non si vede e non si sente da un bel po’ di tempo, ma non risponde neanche al telefono.

Forse la descrizione della sua breve storia politica, potrebbe aiutare a capire meglio come stanno le cose. Michele Palladino, 46 anni (è nato ad ottobre 1969), sposato, 4 figli, originario di San Giovanni Rotondo (la città di Padre Pio), maresciallo del gruppo interforze del Ministero della Difesa, da 23 anni abita nella frazione maranese di Torre Caracciolo, scende nell’agone elettorale nel 2011, da candidato consigliere nell’ Idv (Italia dei Valori), una delle cinque liste che appoggiano il candidato sindaco Mauro Bertini.

Al ballottaggio, però, vanno Mario Cavallo e Ferdinando Scotto, gli altri due candidati sindaco. Palladino, contrariamente agli ordini di scuderia della coalizione Bertini, decide di appoggiare Cavallo che, alla fine, vince le elezioni. Con 205 voti, risulta il penultimo degli eletti (ultimo è Matteo Morra del Partito democratico con 195 voti).  Nella seduta di esordio del Consiglio comunale del 28 giugno 2011 è seduto nei banchi dell’opposizione, ma,  dopo pochi mesi, passa in quelli della maggioranza. Con Carandente Tartaglia, pure lui eletto nelle fila dell’opposizione (L’Altra Marano) e pure lui passato in maggioranza, costituisce un gruppo consiliare autonomo in appoggio al sindaco Cavallo. Reclamano un assessore, ma non fanno in tempo a ottenerlo, poiché Cavallo si dimette, terminando con largo anticipo la sua esperienza di sindaco. Dopo un periodo di stasi, in quanto a Marano si insedia il commissario straordinario, Gabriella Tramonti, si ricomincia a parlare di politica, data l’imminenza delle nuove elezioni, fissate per il 26 e 27 maggio 20013. Palladino non intende perdere questa occasione di essere rieletto, per cui intesse rapporti a  trecentosessanta gradi per capire dove collocarsi politicamente.

“Alle elezione del 2013, mi ricandidai a sindaco per la seconda volta – dice Bertini – In quell’occasione venne a casa mia Peppe Carandente Tartaglia, proponendomi una lista con dentro Palladino. Ebbe la faccia tosta di riproporsi con me, dopo aver abbandonato il nostro gruppo per passare con Cavallo. Ovviamente dissi di no e lui si andò a candidare alle primarie del centrosinistra con l’appoggio di particolari personaggi potenti di Marano che tutti conoscono”.

Palladino vince a sorpresa le primarie con 910 preferenze, battendo Matteo Morra (768 voti) e altri due candidati: Felice De Vita del Centro Democratico (522 voti) e Stefania Fanelli di Sel (365 voti).

E’ un successo importante per me e per tutti i cittadini – ebbe a dichiarare Palladino a un sito locale – : la politica è partecipazione e queste primarie lo hanno dimostrato. Tengo a ribadire – aggiunse l’esponente dell’Idv – che sarò il candidato sindaco di tutta la coalizione; fin da subito lavoreremo per aggiudicarci la partita delle amministrative“.

Alle amministrative, però, esce di scena al primo turno, perdendo nettamente le elezioni e attribuisce la colpa alle divisioni interne alla coalizione.

Che tipo di opposizione sarà la sua, gli chiese il giornalista di un periodico locale che lo intervistò a giugno 2013 dopo il risultato elettorale

Ho dichiarato che farò opposizione propositiva – rispose -, costruttiva e concreta, ma ferma. Opposizione, tra l’altro, di cui avvertiamo tutta la responsabilità. E’ diritto dei cittadini che quanti siano stati investiti di tale responsabilità pensino al bene della città senza distrazioni né tattiche o strategie, e che dimostrino capacità e prontezza, senza populismi inconcludenti e dannosi. Appoggerò tutto quello che si vorrà realizzare nell’interesse della città e contrasterò tutto il resto: irregolarità ed eventuali abusi. La politica è un servizio che si rende alla città, non un insieme di battaglie che si combattono a titolo personale o solo per se stessi, come spesso accade a queste latitudini”.

A queste latitudini è accaduto anche che Palladino,  già nel 2014, come ipotizza Bertini sul suo blog l’altramarano, sarebbe passato dal centrosinistra al centrodestra, diventando un seguace dell’onorevole Gioacchino Alfano. Che ad agosto 2015  trasmigra di nuovo  dai banchi della minoranza a quelli della maggioranza in soccorso del sindaco Liccardo che non aveva più i numeri per governare, poi ad aprile scorso, lo abbandona facendogli mancare i numeri per governare, costringendolo alle dimissioni.

La storia politica di Michele Palladino, dunque, sarebbe costellata da diverse zone d’ombra, tra cui la più oscura riguarderebbe la sua vittoria alle primarie del centrosinistra.

Di Mimmo Rosiello 

 

 

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