Napoli. Non ammette sconti la Procura di Napoli per i boss della Scissione. Durissime le condanne chieste per tutti i 15 capicosca imputati per il duplice omicidio Montanino-Salierno in via Cupa dell’Arco che il 28 ottobre 2004 fece scoppiare la faida di Scambia tra il clan Di Lauro e i ribelli degli Amato-Pagano.
Sono considerati dalla pubblica accusa mandanti, esecutori e affiliati che a vario titolo parteciparono all’organizzazione dell’agguato.

Tra di loro Arcangelo Abete, Raffaele Amato, Francesco Barone, Antonio Della Corte, Roberto Manganiello, Gennaro Marino, Ciro Mauriello, Gennaro Notturno, Vincenzo Notturno, Carmine Pagano e Cesare Pagano.

Il pm Stefania Castaldo ha chiesto l’ergastolo per 14 dei processati, e solo per l’armiere 12 anni di reclusione. Il processo, alla quarta Corte d’Assise, dura da quasi due anni ma solo da alcuni mesi, uno dopo l’altro, sei degli imputati hanno deciso di confessare in aula. Un pentimento che mira ad ottenere un’attenuazione del regime carcerario ma che non ha convinto il pm.

«Lo hanno fatto dopo anni e tante possibilità di farlo prima – fa notare il pm nel suo atto d’accusa – quando erano ormai coperti da una serie di elementi probatori». «La loro intenzione – aggiunge – non è solo avere un fine pena ma sperare in una attenuazione del regime carcerario».

Secondo la pubblica accusa sono loro ad aver pianificato l’omicidio di Montanino, fedelissimo di Cosimo Di Lauro, figlio di Paolo, detto Ciruzzo ‘o Milionario, che si era dato alla latitanza. L’omicidio però scatenò una faida violentissima che seminò decine di morti e scompaginò per sempre gli equilibri criminali a nord di Napoli. Nella prossima udienza, fissata per dicembre, comincieranno le discussioni dei componenti del colleggio difensivo. La sentenza dovrebbe essere emessa a febbraio.

Foto: Cronache Di Napoli

 

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