E’ stata l’ennesim vergogna, davanti agli occhi del mondo. Può essere stato una Pechino 2.0, un nuovo Milan-Juve, un nuovo Catania-Juve, un nuovo Juve-Inter, la verità è che succede sempre qualcosa quando una squadra strisciata è in campo, in difficoltà. E’ una legge naturale, come il Sole che nasce ad Est o il lavoiseriano “nulla si crea, nulla si distrugge”. E’ così e basta. Anche ieri, nonostante in tanti diano le colpe a Benitez, il tecnico deve inchinarsi alla supremazia bianconera, non sul campo, nonostante il 3-1 subito in casa, ma per delle scelte arbitrali assurde di Tagliavento, un uomo che ha regalato uno scudetto proprio alle zebre.

 

Ci può stare però. Ci può stare perdere così, con dignità. Ci può stare vedersi annullato un gol giustamente, o forse no, ma comunque al limite, per una presunta carica di Koulibaly su Buffon, ci può stare il gol in fuorigioco nettissimo di Caceres, ci può stare l’ammonizione non data ad inizio partita per un fallo tattico,  in ritardo, di Pirlo, ci può stare anche che Caceres metta giù Mertens ed abbia il coraggio di protestare a tal punto da beccarsi un’ammonizione, non per il fallo, ma per aver alzato la voce. Ci può stare stutto. Ormai lo si è capito.

 

Napoli-Juve è una partita che non si può analizzare tatticamente. Una partita giocata male da entrambe, piena di tatticismi, con le due squadre ferme. La sblocca quel mostro che prende il nome di Paul Pogba, lasciato incredibilmente solo in area, ma il tiro è da capogiro. Solo lui poteva farlo. La rimette in piedi uno che per talento con il Napoli dovrebbe avere poco a che fare, ma che almeno ieri ci ha messo grinta e rabbia: Migel Angel Britos. Poi quel maledetto gol di Caceres, quella linea perfetta, quella sicurezza che tutto il popolo napoletano aveva, che ha fatto esclamare in ogni casa ed in ogni posto allo stadio “vabbuò è fuorigioco”, invece no. Quel gol era valido per i 6 arbitri. Incredibile. Il terzo gol è un contropiede concluso da Vidal con un missile terra aria che in diagonale piega Rafael. Era solo una formalità.

 

Non è finita qui comunque, il fuorigioco sembra del tutto logico dopo aver visto Chiellini fare un retropassaggio a Buffon che la prende con le mani tra lo stupore dei presenti. Mancano i fondamenti del gioco del calcio a chi dirige il big match, o è semplice malafede. Quella di ieri sarà per sempre una partita macchiata ma nessuno si preoccupi perché ieri l’unico vincitore, ancora una volta, è stato lo Stadio San Paolo. 60mila anime che cantano la gioia di Pino Daniele, 60mila anime che come un sol corpo inneggiano alla morte del Re per ricordarlo, un po’ intristiti ma consapevoli che chi amiamo davvero, non ci lascia mai.

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