Rapida sentenza per Leonardo Orsino, accusato di aver dato alle fiamme vaste zone del Vesuvio la scorsa estate creando una delle emergenze ambientali più gravi degli ultimi anni.  Quattro anni e sei mesi tra le sbarre. Durante la lettura della sentenza, il piromane è scoppiato in lacrime. “Sono innocente”, ha detto.

Il 24enne aveva precedenti per reati predatori e detenzione di armi. Era già noto quindi alle forze dell’ordine ed era stato tratto in fermo cautelare lo scorso  agosto perché ritenuto dagli inquirenti il responsabile dell’incendio che ha distrutto una vasta area del parco nazionale del Vesuvio, utilizzando un solo accendino.

L’incendio era scoppiato lo scorso 14 luglio 2017 e ad accusare il 24enne, di professione macellaio, era stata persino sua madre che, vedendo le fiamme divampare nella vegetazione accanto alla loro abitazione, aveva avvertito il marito affermando: “Enzo, stiamo prendendo fuoco nella casa nostra. E’ quello s… di tuo figlio”. Inoltre il macellaio era stato identificato anche grazie a veloci indagini supportate dalla verifica di immagini di telecamere di videosorveglianza e attività di intercettazione.

Tuttavia Orsino si è sempre dichiarato innocente, raccontando integralmente tutti i suoi spostamenti di quel 14 luglio: “Non ho fatto nulla, non avrei mai potuto fare una cosa del genere, mettendo a repentaglio la vita mia e quella dei miei familiari” il 24enne avrebbe infatti rischiato di incendiare persino la sua abitazione, che venne rasentata dalle fiamme durante quei terribili giorni di agonia. A restringere il cerchio dei responsabili furono anche le conversazioni della zia di Orsino che si sfogava con sua sorella: “lo sanno tutti, l’hanno capito tutti quanti che è lui..”.

Nella mattinata di ieri il pubblico ministero del tribunale di Torre Annunziata aveva fatto richiesta per Orsino di una pena di cinque anni e sei mesi, richiesta che aveva portato allo sconforto il 24enne e lo aveva fatto scoppiare in lacrime. Tuttavia, dopo alcune ore è arrivata la sentenza: carcere per quattro anni e sei mesi. Eppure, secondo il difensore del macellaio di Torre del Greco, la tesi investigativa non è solida poiché tutto ciò che è stato detto ai danni di Orsino si basa soltanto su voci terze, cioè sulle parole e le conversazioni di persone non coinvolte nel fatto che hanno solamente ipotizzato che a commettere il reato fosse stato Orsino.

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