Non un suicidio ma forse un omicidio. Il gip di Napoli Nord riapre il caso sulla morte di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano che, il 13 settembre 2016, fu trovata senza vita, con un foulard al collo, nell’abitazione della madre.

Tiziana Cantone, c’è la pista dell’omicidio

Il giudice delle indagini preliminari Raffaele Coppola ha ordinato nuove investigazioni in Procura, dopo aver accolto l’opposizione presentata dai legali di Teresa Giglio, madre della vittima, contro la richiesta di archiviazione che era stata depositata dal pubblico ministero.

I legali di Giglio si sono opposti alla conclusione cui è pervenuto il pm Giovanni Corona che, dopo aver aperto un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoro, aver fatto riesumare la salma per l’esame autoptico, tra l’altro mai eseguito sui resti della giovane, è tornato alla prima ipotesi: quella del suicidio per impiccagione. Pertanto la pubblica accusa ha richiesto al gip l’archiviazione.

La dinamica

Nel 2016, alcuni video privati che ritraevano la 31enne furono pubblicati sui social. Cantone finì al centro di una sorta di gogna mediatica che le rese la vita un vero e proprio incubo. Cambiò inutilmente città e tentò ogni strada pur di gettarsi tutto alle spalle e ricominciare da capo. Quel tragico 13 settembre, però, fu trovata impiccata all’interno della tavernetta di Mugnano; la morte fu subito collegata alla diffusione in rete, a  insaputa della vittima, dei filmati privati.

Dopo l’intervento dei carabinieri e del medico legale, il decesso di Tiziana Cantone fu subito classificato come suicidio e sulla salma non fu mai eseguita l’autopsia. La madre della 31enne non ha mai creduto a tale ipotesi e ha combattuto per conoscere la verità, ritenendo – come messo nero su bianco dal biologo forense Vincenzo Agostini – che il foulard non potesse aver ucciso per strangolamento la figlia e che la posizione del corpo rendeva impossibile il “penzolamento con conseguente asfissia”.

La tesi del giudice

Secondo il Gip, “lo stato scheletrico del corpo, riesumato nel maggio 2021 a distanza di cinque anni dalla morte rende impossibile qualsivoglia valutazione sulle consulenze di pm e parte offesa”, ovvero sulle perizie medico-legali fatte sui resti della 31enne. Hanno valore, invece, le consulenze relative alla dinamica della morte, che hanno messo in dubbio l’ipotesi del suicidio. Pertanto, scrive il Gip, “si può ipotizzare una metodica asfittica riconducibile a strangolamento al pari di un soffocamento da suicidio”.

I medici-legali nominati dai tre avvocati di Teresa Giuglio, inoltre, fanno notare che i consulenti della Procura avrebbero omesso di effettuare in sede di autopsia l’esame sulla cosiddetta “vitalità del solco”, che può dire se la morte è stata causata “da una meccanica di impiccamento o strangolamento”. Secondo il gip, quindi, la tesi del suicidio non può prevalere su quell’omicidio, per cui la Procura dovrà effettuare “nuove indagini nel termine di 90 giorni e nominare un perito che, analizzando l’attrezzo ginnico, il foulard e la posizione in cui la Cantone è stata trovata, possa, mediante esperimento giudiziale, accertare la compatibilità di essi con un decesso per asfissia da impiccagione”.

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