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Si fa sempre più vicina la stretta del governo al reddito di cittadinanza. E domani, lunedì 21 novembre, sarà discussa la manovra 2023 dove potrebbe essere prevista proprio la modifica al sussidio.

L’obiettivo del governo è quello di destinare i fondi risparmiati dal taglio al reddito alla lotta al caro bollette. Durante una delle ultime riunioni, Giorgia Meloni avrebbe anche posto l’accento sulla necessità di una verifica a tappeto su tutti i percettori del reddito, per capire chi tra questi non sia realmente residente in Italia.

Reddito di cittadinanza: come cambia

Nell’ipotesi allo studio dell’esecutivo, l’ipotesi che da giungo 2023 i percettori di reddito di cittadinanza che verranno considerati “occupabili” – ossia in grado di trovare lavoro – non avranno più accesso all’assegno mensile.

Lo stop dunque dovrebbe scattare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, dunque a giugno 2023. Da quel momento in poi, il beneficio sarebbe assicurato solo a persone in condizioni di oggettiva difficoltà: ad esempio disabili o famiglie numerose.

Allo studio del governo ci sono i dati dei beneficiari del sussidio mensile e secondo le prime analisi, in Italia sarebbero 660mila gli “occupabili” e dunque la cancellazione del reddito per questa fascia comporterebbe un risparmio di 1,8-2 miliardi di euro. Il giro di vite riguarderebbe anche una verifica su tutti i percettori per verificare che tutti realmente risiedano in Italia.

L’ipotesi al vaglio è quella di dare l’aiuto economico agli occupabili per un periodo limitato di tempo. “Abbiamo proposto di non estenderlo più a vita ma con una tempistica precisa per chi è abile al lavoro: 18 mesi di reddito con sei mesi di stop con formazione e inserimento nel mondo del lavoro, poi un decalage di 12 mesi. Arriviamo a un percorso di 36 mesi di reddito e poi si esce”, ha detto il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.

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