Il precedente più romantico che viene nella memoria dei tifosi è sicuramente risalente a quel 10 giugno. Il 2006/07 è stato un campionato bellissimo. Ma non quello di serie A, dove l’Inter di Mancini giocava da sola, forse solo con Roma e Milan. Bellissimo era quel campionato di serie B, una a2. C’erano il Genoa ed il Napoli che venivano dalla serie C ma con tanta voglia di crescere, come si suol dire. Poi c’era la Juventus, retrocessa d’ufficio ma che di fatto era campione d’Italia. E poi c’era il Mantova ammazza grandi del presidente-play boy Lori, c’era il Brescia di Hamsik e Possanzini, l’Atalanta, il Lecce, il Rimini di Ricchiuti e di Floccari, il Piacenza, il Bologna di Marazzina e Bellucci. Quell’anno andavano in serie A due squadre in modo diretto, poi dopo il campionato c’erano i playoff ai quali partecipavano le squadre dalla terza alla sesta posizione. Quasi scontata la promozione diretta della Juventus, poco meno scontata la seconda posizione, mentre la griglia playoff era una vera bagarre date le numerose squadre accreditate.
Eppure, quell’anno i playoff non si disputarono. Era l’ultima giornata, in Italia già faceva caldo, era il 10 giugno. C’era chi già era a mare. L’anno prima guardavano la sconfitta contro l’Avellino, vabbè. Era l’ultima giornata della serie B, l’Inter aveva già vinto il campionato. La Juventus doveva giocare in casa contro lo Spezia ed assaggiare per l’ultima volta la cadetteria. Il Napoli doveva andare a Genoa, all’andata finì 1-0 e segnò Bucchi. Un orecchio alla radiolina per Piacenza-Triestina: il Piacenza era quarto in classifica, prossimo a disputare i playoff. MA, se tra la terza in classifica e la quarta c’erano almeno dieci punti di distanza, i playoff non si dovevano disputare.
Mentre il Genoa ci provava, perché era il Napoli ad essere secondo, l’orecchio al Garilli di Piacenza diceva che i padroni di casa facevano bene. Intanto, Sosa colpiva una traversa. Nell’intervallo, però, Varrella fa meglio di Iachini: la Triestina illude i tifosi di Genoa e Napoli, ma dopo 20 minuti Allegretti inventa una punizione da 25 metri. Partita cambiata, Piacenza imbambolato e segna Degano per il raddoppio. La Juventus fu promossa con 85 punti solo all’ultima giornata di campionato, i giocatori del Genoa giocano senza la maglietta e De Rosa senza pantaloncino, dopo Sosa sale e applaude sulla traversa e Cannavaro piange.
L’anno del riscatto, dopo Ferlaino, Corbelli e i suoi quadri e Naldi ed i suoi alberghi, due anni in B e per poco non si retrocedeva. Poi il fallimento, l’estate bollente di Gaucci e le giornate fuori Castelcapuano, e i libri contabili. Dopo arriva De Laurentiis, l’ingaggio di Marino e gli arrivi di Sosa e Gatti. L’inferno della serie C, 3-3 col Cittadella nel risorgimento del San Paolo, il 4-1 con la Sangiovannese ed i playoff persi ad Avellino con Reja in panchina. Si ricomincia dal Tupparello di Acireale con la doppietta di Calaiò, poi la sconfitta con la Juve Stabia e il trionfo col Perugia. Il purgatorio della cadetteria è più dolce dei campacci di serie C: 3-3 con la Juve in Coppa Italia e Cannavaro che segna in rovesciata, 3-1 a Bologna, 3-1 a Verona, 1-0 a Brescia con il gol a metà tra Calaiò e Pià, poi Genoa e lo 0-0 ed un grazie ad Allegretti.
Oggi, è presente, è storia. Chi ama non dimentica.
Michele Bellame