Antonio Russo Operaio Appello Figli

Lavorare per vivere o morire per lavorare, questo il dilemma che affligge i familiari di Antonio Russo, il 61enne giuglianese morto sul lavoro, nel cantiere della metropolitana di Capodichino, che si sono affidati all’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord al fine di fare chiarezza su quanto accaduto.

Morto nel cantiere della metro di Napoli, i figli: “Esca fuori la verità”

Le indagini sono condotte dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Dottoressa Giuliana Giuliano, che ieri è stata per oltre tre ore nella galleria, luogo del tragico evento.

Ecco quanto dichiarato dai figli di Antonio Russo, Giusy, Carmen e Pasquale: “Quello che teniamo a dire che questo accade perché il lavoro edile non è visto come lavoro usurante, pertanto oltre i 60 anni nn si hanno più i riflessi di un giovane, nonostante nostro padre fosse molto scrupoloso, un ottimo lavoratore, un capo cantiere di quarto livello: non era uno sprovveduto! Aveva 43 anni di contributi, sempre nello stesso settore”.

Da qui l’appello: “Chiediamo solo che a nostro padre venga riconosciuta la sua dignità di grande lavoratore e faremo di tutto per far sì che questo accada. Non ci servono colpevoli, ma vogliamo, desideriamo, che la verità esca fuori, ma per nostro padre, Un grande uomo”.

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