Giovani senza scrupoli, armati fino ai denti e capaci di detenere il controllo degli stupefacenti in territori che, soltanto fino a pochi anni, erano considerati le roccaforti inespugnabili di clan storici come i Nuvoletta e i Polverino. L’influenza delle nuove leve della camorra napoletana, quelle guidate da Mario Riccio, alias Mariano, scovato e catturato ieri in un appartamento di Qualiano, era cresciuta a dismisura negli ultimi tempi.

Non solo a Mugnano, Melito e Casavatore, dove gli uomini del clan Amato-Pagano erano già attivi da diversi anni, ma anche a Marano, la città d’origine di “Mariano”, dove ancora risiede gran parte della sua famiglia. Nipote di un ex dipendente del Comune di Marano e figlio di un piccolo spacciatore affiliato al clan Polverino, Riccio e la sua gang avevano invaso la città nel settembre del 2012, a pochi mesi dall’inizio della guerra con i “girati” della Vannella Grassi e approfittando dell’indebolimento delle fazioni criminali locali. Sete di potere, mire espansionistiche, dunque, messe in atto attraverso azioni altamente simboliche e raid punitivi compiuti, in pieno giorno e sotto gli sguardi increduli dei residenti, contro affiliati e parenti dei luogotenenti dei Polverino.

Da qualche mese i suoi uomini, perlopiù ventenni strafatti di cocaina e manovalanza rimasta a lungo ai margini dei grossi traffici orchestrati dai Polverino, e pertanto desiderosa di rivincite, detenevano il controllo di alcuni punti nevralgici della città: piazza Garibaldi, via Corre di Sopra e la zona immediatamente a ridosso di Città Giardino. Ma prima del suo “sbarco” a Marano, con le redini del clan Amato-Pagano rimaste soltanto nelle sue mani, il golden boy della camorra partenopea aveva ingaggiato una guerra con l’altra ala degli “scissionisti”. Una sfida che, tra il 2011 e il 2012, si era trasformata in un’autentica faida e che aveva lasciato sul terreno un numero impressionante di morti, di cui cinque nel solo mese di gennaio del 2012 e con una conta dei morti ammazzati che si era estesa anche all’hinterland a nord di Napoli. A Melito, tra l’11 e il 16 di quel mese, cadono sotto i colpi d’arma da fuoco Patrizio Serrao e Fortunato Scognamiglio.

Poi a Mugnano, dove il 9 maggio i sicari colpiscono Biagio Biancolella, figlio di Francesco, detto “Ciccio ‘o Manaco”, esattore degli Amato-Pagano per le estorsioni nel settore degli appalti pubblici e privati nei comuni di Melito e Mugnano. “Mariano” deve guardarsi poi dall’attacco frontale sferratogli dalle forze di polizia. Blitz imponenti, con l’ausilio di blindati e mezzi aerei, che si susseguono per mesi ma che non sortiscono gli effetti sperati dagli investigatori. Riccio viene localizzato dapprima in Cilento, poi a Melito, a Mugnano e infine a Marano, nella zona del Poggio Vallesana, a due passi dalla tenuta dei Nuvoletta. Riesce sempre a sfuggire alla cattura, ma le tracce del suo passaggio nei luoghi dell’adolescenza sono più che evidenti. Il cerchio si è chiuso ieri, ma il suo arresto – avvenuto a Qualiano – apre nuovi scenari sugli equilibri criminali in zona.

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