E’ cominciato due anni fa, con la cattura in Spagna di Peppe ‘o barone, il declino del clan Polverino. Una potentissima fazione criminale che, per almeno due decenni, ha spadroneggiato nell’hinterland flegreo e a Marano, roccaforte storica e città di nascita di centinaia di affiliati, ormai quasi tutti assicurati alla giustizia. Considerati gli eredi del clan Nuvoletta, i Polverino sono specializzati soprattutto nell’importazione dal Marocco di hashish per rifornire le piazze di spaccio in tutta Italia. Ma non solo droga: gli uomini del “Barone” hanno lasciato il segno e imposto il loro monopolio anche nel business del settore alimentare, del traffico di armi e, naturalmente, del cemento. Un filone non meno importante degli altri, quest’ultimo, i cui retroscena sono stati svelati dalle ultime inchieste della Dda: quelle che hanno portato all’arresto di Luigi, Benedetto e Antonio Simeoli (alias “Ciaulone”), fondatori e titolari della Sime Costruzioni, e di Felice Di Iorio, rappresentante legale della Laura sas. Erano loro a detenere il monopolio delle costruzioni in città, a “ripulire” o finanziare – secondo le ipotesi investigative – parte delle attività illecite dell’organizzazione criminale. Attività che hanno subito una pesante battuta d’arresto, per effetto dei blitz messi a segno negli ultimi 24 mesi dalle forze di polizia. E allora, chi gestisce oggi il potere, chi controlla il territorio? Il numero due dell’organizzazione, al momento latitante, è Giuseppe Simioli, detto ‘o Petruocelo. L’uomo, che ha preso le redini del clan dopo l’arresto del padrino, è stato localizzato in Spagna e sulle sue tracce, già da tempo, ci sono gli agenti della Unidad central operativa de la Guardia civil spagnola. L’attenzione delle forze di polizia italiane è focalizzata anche su Antonio Polverino, alias “Zi Totonno, legato per vincoli familiari al superboss dei Camaldoli. I latitanti dello storico clan della “Montagna” si sentono braccati, sono controllati a vista. Ma intanto a Marano, già da qualche mese, a spadroneggiare sono le nuove leve: quelle ritenute vicino a Mario Riccio, 22 anni, maranese doc, ma legato ai clan di Scampia e Secondigliano. Sono attive soprattutto in alcuni punti del centro storico (due in particolare) e incutono paura, perché composte da giovani armati, spavaldi e che non si fanno troppi scrupoli.

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