“Dall’inizio di gennaio abbiamo avuto dei casi Kawasaki con complicanze molto severe. Ma voglio precisare che tutti i bambini stanno bene e sono guariti con le nostre terapie”. A dichiararlo è Luigi Martemucci, direttore Struttura Complessa di Pediatria – Santobono Pausilipon Napoli, nell’ambito della trasmissione Tg Club – Speciale Coronavirus, in onda da lunedì al venerdì dalle 12:30 alle 13:30 e dalle 17:30 alle 18:30.

La sindrome di Kawasaki è una malattia rara, che nei bambini colpisce soprattutto sotto ai 5 anni. A Bergamo, una delle città più colpite dal Coronavirus, è stato registrato un aumento significativo negli ultimi giorni. Si pensa che possa esserci una correlazione tra la Covid-19 e la sindrome Kawasaki, ma è davvero così?

Secondo il pediatra Luigi Martemucci, l’associazione covid-kawasaki merita una precisazione per non incorrere in errori.

“La sindrome di kawasaki, riconosciuta cinquantanni fa, ha delle caratteristiche ben precise dal punto di vista clinico, legata soprattutto al di sotto dei 5 anni – spiega Martemucci a Teleclubitalia-. Recentemente è stato pubblicato su una rivista molto prestigiosa in ambito pediatrico un articolo scritto dai colleghi bergamaschi in cui mettevano in evidenza la possibilità di una sindrome iperinfammatoria multisistemica in correlazione con il Covid-19. Una sindrome che loro non definiscono proprio Kawasaki, ma Kawasaki – like”.

Kawasaki a Napoli

La sindrome Kasawaki tende a manifestarsi nei bambini ad una certa stagionalità, soprattutto verso la fine della primavera e l’inizio dell’estate. A Napoli ci sono stati dei casi, alcuni dei quali presentavano anche delle complicanze importanti. “Ad oggi i piccoli stanno bene. Dall’inizio di gennaio abbiamo avuto dei casi Kawasaki, ma i  pazienti sono guariti con le nostre terapie”, aggiunge il pediatra.

A differenza di Bergamo, a Napoli i medici partenopei non hanno riscontrato un grosso aumento rispetto all’anno scorso. “I colleghi di Bergamo, invece, avevano riscontrato un aumento importante rispetto all’anno precedente – specifica il dottore Martemucci – . C’è anche da dire che in questo studio, i casi erano inizialmente solo dieci. Solo due su dieci avevano la positività al tampone e gli altri 8 erano positivi al test sierologico. Ma in un luogo epidemico come Bergamo è chiaro che su 10 bambini puoi trovare 2 positivi”.

Fase 2

Nel corso della trasmissione il dottore Martemucci ha invitato a non abbassare la guardia durante la Fase 2. “Non possiamo permetterci il lusso di ritornare indietro. La fase 2 deve essere una fase responsabile: dobbiamo stare attenti e continuare con i sistemi di isolamento. Per il vaccino ci vorrà tempo”.

Ma a preoccuparlo è la seconda ondata dell’epidemia e il modo in cui potrebbe essere gestita. “Dobbiamo essere pronti a gestire anche la normalità, i nostri bambini dovranno tornare a scuola e non sarà facile. Importante sarà partire con la campagna vaccinale influenzale: è fondamentale distinguere una banale influenza dal Coronavirus”.

Infine, lancia un appello: stimolare l’industria a produrre “test affidabili ma rapidi. Quando vediamo un bambino con la febbre è difficile gestirlo, perché il pediatria non può andare al domicilio e il piccolo non può andare allo studio. Se si riesce a fare una diagnosi immediata è un beneficio per tutta la società”.

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