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Sono passati quindici mesi, e la dinamica della morte di Ugo Russo è ancora incerta. La mamma ed il papà del 15enne ucciso nel marzo 2020 durante un tentativo di rapina ai danni di un carabiniere in borghese, si sono incatenati fuori al tribunale di Napoli. Chiedono “verità e giustizia”, come riportano anche i cartelli esposti.

I genitori di Ugo Russo si incatenano al Tribunale di Napoli: “Verità e Giustizia per nostro figlio”

Vincenzo Russo e Sonia Mancini, chiedono la verità sulla dinamica dell’accaduto e i risultati dell’autopsia del proprio figlio, morto nella notte tra il 29 febbraio ed il 1 marzo 2020 in via Generale Orsolini, a Napoli.

Come spiega un comunicato firmato dal comitato ‘Verità e Giustizia per Ugo Russo’: “Dopo oltre 14 mesi dall’omicidio di Ugo, oltre un anno in cui neanche i risultati dell’autopsia sono stati resi pubblici, in cui sistematicamente gli stessi avvocati devono rinviare di settimana in settimana l’aspettativa di notizie e informazioni, questo gesto conferma la volontà e la fiducia nell’avere risposte dalla giustizia, ma anche grida la disperazione e il dolore, la ferita legata a un lunghissimo silenzio riempito solo da un altrettanto lungo processo mediatico alla famiglia stessa”.

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“C’è l’urgenza di sapere, invece, – si legge – se quella maledetta notte del 1 marzo 2020 a Ugo è stata o meno applicata una pena di morte senza processo”. “Insomma – termina il comitato – di avere tutta la verità su un figlio ucciso con almeno tre colpi di pistola di cui uno alla nuca. Per questo quando ci hanno comunicato ieri sera questa loro intenzione non abbiamo potuto che rispettarla e siamo accorsi questa mattina in solidarietà”.

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