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Giugliano, sei arresti per metalli rubati all’isola ecologica: come funzionava il sistema

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Per far sapere ai due complici che nell’isola ecologica c’erano rifiuti da poter “acquistare”, facevano riferimento a un noto programma televisivo con i postini che consegnano le buste d’invito o chiedevano se fosse possibile effettuare un trasloco. Era questo il linguaggio criptico utilizzato da quattro dipendenti dell’isola ecologica di Giugliano con due svuota cantine. I sei sono finiti ieri agli arresti domiciliari.

Giugliano, metalli rubati all’isola ecologica per denaro: come funzionava il sistema dei netturbini

Grazie alle indagini dei carabinieri della compagnia di Giugliano, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, è stato svelato il sistema escogitato: rivendere rifiuti metallici, rame, vecchi elettrodomestici depositati presso l’isola ecologica a due fratelli in cambio di denaro. I quattro sono dipendenti della ditta di raccolta rifiuti di Giugliano, Teknoservice. Con loro i due acquirenti coinvolti nel giro di corruzione e peculato e che, secondo gli investigatori, svolgono attività di svuota cantine.

Gli investigatori hanno posizionato telecamere nei pressi del centro di raccolta rifiuti di via Selva Piccola e hanno documentato, grazie anche a intercettazioni, il modus operandi del gruppo. In diverse occasioni, i dipendenti avrebbero contattato i due soggetti esterni per avvisarli della presenza di rifiuti, che venivano ritirati in cambio di denaro. La merce di scambio era costituita da ferro, rame, metallo, vecchi Raee che i due riuscivano a rivendere. Vendita che fruttava dai i 200 ai 500 euro al giorno.

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Sversati anche rifiuti illeciti

Questo però non era il solo reato commesso. I dipendenti dello spazio di raccolta di scarti, secondo quanto appurato dagli investigatori, consentivano anche ad altri soggetti di smaltire illecitamente nel centro di via Selva piccola i propri rifiuti.

Insomma i quattro dipendenti avrebbero messo in piedi un vero e proprio sistema di commercializzazione dei rifiuti, provocando così anche un danno economico alla ditta Teknoservice. I video mostrano come l’organizzazione togliesse materiali presenti nei cassoni per caricarli nelle auto degli svuotacantine. Cinque dei sei finiti ai domiciliari sono difesi dagli avvocati Paolo De Angelis, Luigi Poziello e Raffaella Pennacchio.

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