Dovrà scontare sette anni di carcere Domenico Di Nardo, alias ‘o pisciaiuolo, 39 anni, ritenuto vicino al clan Mallardo. L’uomo era stato condannato in primo grado ad otto anni di reclusione dal GUP del Tribunale di Napoli Federica Girardi. Il Pubblico Ministero Antonella Serio aveva chiesto 12 anni di reclusione, ma la Corte di Apello di Napoli ha accolto la la richiesta dell’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, concedendogli uno sconto di pena e condannandolo, quindi, a 7 anni di carcere.

Giugliano, sconto di pena per ras del clan Mallardo: la decisione della Corte di Appello

Di Nardo è accusato di estorsione consumata aggravata, rapina consumata, tentata estorsione, porto e detenzione di un fucile, lesioni pluriaggravate, ricettazione di armi, tutte commesse con l’aggravante mafioso, per aver agevolato – secondo l’accusa – il clan Mallardo. L’uomo è attualmente detenuto presso la casa circondariale di Secondigliano. Il collaboratore di giustizia Filippo Caracallo, deceduto nel 2020, lo aveva indicato come affiliato alla cosca giuglianese.

Secondo quanto raccolto durante la fase investigativa, il 39enne si sarebbe reso protagonista, insieme ad altre persone in fase di identificazione, di due distinte estorsioni. Rispettivamente commesse ai danni di un cittadino extracomunitario e di un imprenditore della provincia di Caserta. L’indagine ha documentato che Di Nardo, con reiterate minacce di morte e con l’utilizzo di armi, aveva costretto un cittadino pakistano, residente in un appartamento acquistato ad un’asta giudiziaria, a lasciare la sua abitazione. Arrivando a sottrargli, dopo aver fatto irruzione nel suo domicilio, alcuni oggetti e soldi che lo stesso custodiva nella sua dimora. E a chiuderlo a chiave in uno sgabuzzino percuotendolo con una mazza di ferro e spaventandolo esplodendo sul pavimento dei colpi di arma da fuoco.

Nel secondo caso Di Nardo, evocando la sua appartenenza al clan Mallardo di Giugliano, aveva rivolto delle minacce ad un commerciante dell’area di Casal di Principe. Intimandogli di saldare un debito di 27mila euro che lo stesso aveva contratto in relazione ad una asserita morosità nel pagamento del canone di locazione di un capannone. I militari hanno rinvenuto, all’interno di un circoletto di proprietà del Di Nardo, un fucile a canne mozze e con matricola abrasa la cui disponibilità. Per i precedenti reati commessi, Di Nardo fu collocato presso una comunità di recupero per tossicodipendenti.

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