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Sepe su Papa Bergoglio: “Voleva fare di Napoli la capitale spirituale del Sud del mondo”

Intervista Crescenzio Sepe
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«Eravamo entrambi cardinali, ci incontravamo spesso a Roma, durante assemblee e congregazioni. In una di queste occasioni gli dissi: “Perché quando vieni a Roma non fai una capatina anche a Napoli? È vicina”. Lui rispose: “Sì, conosco Napoli… ma perché dovrei venire?”. Gli dissi: “Per incontrare i sacerdoti! Le tue esperienze da arcivescovo di Buenos Aires somigliano molto a quelle di Napoli”. E così accettò.»

Crescenzio Sepe su Papa Bergoglio: “Voleva fare di Napoli la capitale spirituale del Sud del Mediterraneo”

 

Il Cardinale emerito Crescenzio Sepe ricorda così il primo invito fatto a Jorge Mario Bergoglio, molti anni prima che diventasse Papa Francesco. Un invito che, da Pontefice, mantenne nel 2015, con una visita che lasciò un segno profondo. «Quando divenne Papa, glielo ricordai: “Guarda che i Papi mantengono la parola”. E venne. Fu un’esperienza straordinaria. Seppe andare in profondità, affrontando le tematiche tipiche di una grande arcidiocesi come Napoli. Scampia, l’incontro con i giovani sul Lungomare, la visita al carcere di Poggioreale… tutti momenti straordinari che molti ricordano con affetto

Il Cardinale ricorda anche ai microfoni di Teleclubitalia anche un secondo viaggio, di carattere più pastorale: «Con i gesuiti si voleva costruire una “regione mediterranea” e lui, da gesuita e da Papa, amava l’idea di aprire gli orizzonti. Voleva fare di Napoli un punto di riferimento per la pastorale mediterranea, quasi una capitale spirituale del Sud.»

“Un Papa pieno di coraggio”

 

«È stato un Papa di grande coraggio – afferma Sepe – uno che ha saputo innovare, mettere a fuoco i problemi reali della nostra gente. Il suo successore dovrà approfondire e chiarire alcune di queste intuizioni, ma ciò che ha lasciato ormai è patrimonio comune. Ho avuto con lui un rapporto fraterno. Quando fummo creati cardinali, eravamo seduti vicini. A me toccò l’ultima stanza del primo piano a Casa Santa Marta, lui quella subito sopra. Ma ci siamo sempre voluti bene. Adesso si tratta di prenderne l’eredità e portarla avanti.»

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Celebre rimase la parola con cui Papa Francesco definì la camorra, traducendo una tipica espressione spagnola. Anche quella, ricorda Sepe, fu preparata in dialogo: «Parlammo delle criticità da affrontare durante il viaggio. E lui uscì con quella frase che fece il giro del mondo. Sì, rendeva benissimo l’idea.»

Il terzo conclave

 

Dopo aver preso parte a due conclavi, il Cardinale Sepe si prepara al terzo: «Ci saranno due giornate dedicate alle congregazioni generali, dove ogni cardinale potrà esprimere la propria visione sulla Chiesa. Condividere idee, preferenze, esperienze. Darò volentieri il mio contributo, frutto di 24 anni di cardinalato

Un momento commovente e simpatico della visita del Papa in Duomo: «Avevamo organizzato un incontro con sacerdoti, religiosi, religiose. Ma pensai anche alle suore di clausura, che non possono uscire. Il Codice di diritto canonico mi dava l’autorità di farlo, e le invitai. Dissi loro: “Sarete le uniche a poter baciare la mano al Papa, perché la cattedrale è piena e lui non potrà fermarsi con tutti”. Così fu. Ma prima che il Papa si sedesse, una suora si alzò e gli andò incontro con un pacchetto sotto il braccio: una busta per scarpe, ripulita, dove avevano messo dei biscotti. Io dissi dopo: ‘Voi potete fare quello che volete’. E tutte cominciarono a tirare il Papa da una parte e dall’altra. Non sapevo che ci fosse la televisione, parlavo tutto in napoletano. Ma ci divertimmo un mondo. E lui me lo ricordò spesso dopo.»

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