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Prima l’ha scosso ripetutamente, poi l’ha scagliato con violenza a terra facendogli urtare la testa. E’ stato ucciso così il piccolo Lorenzo, 3 mesi appena. A raccontarlo è la stessa mamma, Valentina Ferlauto, 26 anni, accusata ora di omicidio con l’aggravante “di aver agito contro il discendente”.

Ma la breve vita del bambino era stata già difficile sin dall’inizio, come emerge dai verbali choc in possesso della Procura. Il piccolo Lorenzo spesso sarebbe stato «tirato per un braccio» o «lasciato a piangere durante la notte». Delle volte il neonato non sarebbe stato nemmeno «cambiato e lavato». Una storia forse alimentata da un contesto di disagio sociale che si è conclusa nella maniera peggiore con l’uccisione del bambino.

La donna, a quanto pare, soffriva di uno stato depressivo. “L’ho fatto perché ero nervosa – ha confessato – nemmeno piangeva, mi si è oscurata la mente e non ho visto più niente”. Nessuna caduta accidentale, dunque, come aveva dichiarato Valentina in un primo momento. Sotto esame è il vissuto della donna, che aveva dato il suo cognome al bambino perché il giovane padre, con cui aveva avuto una relazione, non aveva voluto riconoscerlo anche se dopo quanto accaduto si è riavvicinato alla donna.

Valentina viveva col figlio a Picanello, quartiere popolare di Catania, a casa della nonna paterna. VLa donna, 85 anni, quella mattina del 14 novembre è stata la prima a vedere per terra, accanto al lettone, il bimbo svenuto; che, tuttavia, sarebbe stata la stessa giovane a soccorrere, mettendogli del ghiaccio sulla testa e dando l’allarme al 118. La giovane inizialmente aveva raccontato che voleva solo buttare sul letto il suo bambino e che invece è caduto per terra, poi ai medici del pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro ha detto che lo aveva in braccio quando, per un improvviso movimento, le è sfuggito di mano ed è caduto sbattendo prima contro la cornice in legno del letto e poi per terra.

Per stamattina è previsto l’interrogatorio di garanzia nel carcere catanese di piazza Lanza. «La donna quel giorno stava molto male – dice il suo difensore – aveva chiesto a suo padre di raggiungerla perché aveva bisogno di aiuto. Voleva bene a suo figlio, che aveva voluto a tutti i costi. Aveva partorito con un cesareo perché non era stato possibile un parto naturale». Il padre della giovane ai familiari e all’avvocato continua a ripetere: «Se l’avessi ascoltata e fossi arrivato lì prima, tutto questo non sarebbe successo».

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