Equilibri mutevoli ed in continua trasformazione. Anche la nuova relazione della Dia, uscita da pochi giorni, conferma il quadro criminale riguardante la camorra registrato già negli ultimi anni. I potenti cartelli criminali continuano a gestire gli enormi tesori accumulati mentre e “soprattutto nella città di Napoli e nell’area a Nord, – spiegano gli investigatori – non deve indurre ad un’analisi della camorra che limiti la lettura del fenomeno alla matrice delinquenziale di “basso cabotaggio”, caratterizzata dallo scontro tra bande rivali, costituite da nuove, giovani leve, prive di caratura criminale. Al contrario, non devono essere ignorate dinamiche di sodalizi che appaiono assenti e che, al contrario, operando lontano dai riflettori, godono di tutti i benefici tattico-strategici che ne conseguono, specie per quanto attiene l’infiltrazione nell’economia”

Nei quartieri di Secondigliano, Scampia e nelle aree contigue si registrano significativi mutamenti degli assetti criminali, in conseguenza dei numerosi arresti e dell’assenza di elementi apicali di consolidato spessore. È quanto accaduto al clan della Vanella Grassi, attualmente privo della guida degli esponenti delle famiglie costitutive Magnetti-Petriccione-Accurso. Ciò ha determinato la nascita di piccoli gruppi criminali, comunque non in grado di scalfire la leadership dei Vanella Grassi nella gestione dello spaccio di stupefacenti. Nella zona si è radicata la famiglia Grimaldi, originaria di San Pietro a Patierno ma con legami consolidati a Secondigliano, trattandosi di un’articolazione derivata dal clan Licciardi.

Per quanto non particolarmente attivi, – si legge ancora nella relazione della Dia – si registra sul territorio la presenza di altri gruppi criminali, espressione del quartiere di origine, quali la famiglia Cesarano, i cui vertici sono detenuti, che opera nel Rione Kennedy, ed il gruppo Leonardi, scompaginato dalla scelta collaborativa del capo clan. Discorso diverso, invece, va fatto per il clan Marino (già legato ai Vanella Grassi), che continua a gestire, in regime di monopolio, la vendita di droga nella sua storica roccaforte delle cosiddette Case Celesti, nonostante la detenzione in regime di 41 bis del capo clan.

Una tale situazione di incertezza sembra favorire il clan Di Lauro, anche in considerazione del fatto che quasi tutti i figli dello storico capo clan risultano liberi, mentre colui che è considerato l’attuale reggente è latitante (Marco Di Lauro, in foto, ndr). Punti di forza dei Di Lauro sono la forte disponibilità economica ed un modus operandi che predilige l’agire sotto traccia, specie nella conduzione degli affari illeciti della famiglia. Gli altri gruppi criminali della zona di Secondigliano-Scampia appaiono in difficoltà, anche a causa della collaborazione con la giustizia di elementi di vertice. Ci si riferisce, in particolare, al cartello Abete, Notturno, Abbinante, che gestisce alcune tra le piazze più redditizie dell’area, ricompresa tra Case dei Puffi, Sette Palazzi e Chalet Bakù.

Se da un lato, due elementi di spicco degli Abbinante e dei Notturno sono divenuti collaboratori di giustizia, dall’altro il giovane reggente della famiglia Abbinante è detenuto in regime di carcere duro ex art. 41 bis. A contribuire ad indebolire ulteriormente il sodalizio è intervenuto l’omicidio, il 18 settembre 2017, del figlio del capo del clan Notturno (Nicola, ndr), delitto verosimilmente non correlabile al pentimento del parente, ma alle dinamiche in atto per la spartizione delle piazze di spaccio.

L’area risulta, infatti, interessata da una serie episodi che fanno presagire alterazioni di precedenti equilibri criminali, strumentali ad un cambio dei vertici delle organizzazioni. Nella zona di San Pietro a Patierno è operativo il gruppo Grimaldi che – come anticipato – ha esteso il controllo delle piazze di spaccio all’area di Secondigliano. In questo magmatico contesto è maturato il ferimento, il 22 ottobre 2017, di un pregiudicato legato da rapporti familiari con i Bocchetti, nonché parente di un affiliato ai Licciardi. I Grimaldi avrebbero assunto, tramite un gruppo facente capo ad un pregiudicato a loro collegato, il controllo di un’altra area storicamente deputata ai traffici di droga, il Rione Berlingieri, regno incontrastato prima del clan Licciardi, poi della famiglia De Lucia. In fase recessiva risulta, invece, il clan Bocchetti, scalzato dalla gestione criminale delle attività nel Rione Berlingieri e del Perrone.

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