Aveva ammazzato a colpi d’arma da fuoco un tunisino, lo aveva chiuso in una busta e lo aveva bruciato. Eseguita ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Salvatore Sembianza, classe ’80, con precedenti penali e di polizia, ritenuto responsabile di omicidio, porto e detenzione di arma da fuoco, distruzione e soppressione di cadavere.

L’uomo già detenuto per altra causa, è ritenuto responsabile, in concorso con un esponente del clan Mazzarella, attualmente collaboratore di giustizia, dell’omicidio del cittadino tunisino Chafai AbdelmadiJ, assassinato a colpi d’arma da fuoco a Napoli nel giugno 2015. Le indagini, coordinate dalla locale Direzione Investigativa Antimafia, corroborate dalle dichiarazioni del citato collaboratore, hanno consentito di ricostruire la dinamica, il movente e le modalità esecutive del fatto di sangue.

La vittima, ritenuta autore di una violenza sessuale ai danni di un minore, fu attirata dal Sembianza presso un’abitazione nel quartiere partenopeo di Poggioreale; lì il collaboratore esplose due colpi di arma da fuoco alla tempia del cittadino tunisino. I predetti, accertata la morte del Chafai, ne occultarono il cadavere in una busta, bruciandolo ed abbandonandolo in un discarica di San Pietro a Patierno, ove venne rinvenuto la mattina dell’8 giugno 2015 da personale dell’Arma dei Carabinieri. L’omicidio del cittadino tunisino si inquadra nelle dinamiche criminali, in continua evoluzione, della zona di Piazza Mercato e delle Case Nuove.

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