La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha personalmente consegnato al suo omologo degli Emirati Arabi Uniti, Abdullah Al Nuaimi, la terza richiesta di estradizione, firmata da lei, per Raffaele Imperiale, narcotrafficante della camorra, numero due dell’elenco dei più ricercati, arrestato la scorsa estate a Dubai su richiesta italiana. L’uomo, ritenuto broker della droga per conto soprattutto del clan Amato-Pagano, è stato arrestato quindi della scorsa estate ma continua il braccio di ferro.

Terza richiesta d’estradizione per il narcos della camorra 

La Procura di Napoli aveva presentato una prima richiesta di estradizione relativa a due ordinanze di custodia cautelare. Non sono state rese note però dagli Emirati le motivazioni del rifiuto. “Lello Ferrarelle” viveva in una lussuosa villa di Dubai, dove era stato accolto come uno stimato imprenditore. In casa aveva auto e orologi di lusso, contanti e passaporti falsi. In realtà è ritenuto uno dei narcosi più influenti al mondo non solo per la camorra ma anche per i contatti in Sudamerica, Belgio e Olanda. Raffaele Imperiale è noto anche per la particolare proposta di accordo, che lui stesso formulò allo Stato italiano, in cambio di uno sconto di pena relativo a un processo per droga in cui era imputato: il narcotrafficante aveva offerto due quadri di Vincent Van Gogh, rubati dal museo di Amsterdam e acquistati nel 2003, e chiesto come corrispettivo una riduzione della pena detentiva avanzata dalla Procura. I preziosi dipinti furono recuperati dalla Guardia di Finanza in un’abitazione di Castellammare di Stabia, suo paese d’origini.

Nel bilaterale col ministro emiratino, la Guardasigilli oggi ha sollecitato con forza una pronta esecuzione per tutte le richieste di estradizione presentate dall’Italia, auspicando una più proficua collaborazione giudiziaria tra i due Paesi. A tutela poi dei connazionali che si trovassero coinvolti in procedimenti giudiziari negli Emirati, la Ministra Cartabia ha sottoscritto con Al Nuaimi, un accordo di cooperazione giudiziaria, per consentire ai condannati di scontare la pena nei rispettivi Paesi di origine.

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