Attirata in un vicolo deserto con la scusa di fare una passeggiata, una 15enne anconetana è stata costretta da tre ragazzi a un rapporto di sesso orale con uno del branco.
La giovane, terrorizzata dall’idea che i tre ragazzini avessero girato un video degli abusi, non ha sporto denuncia, ma l’inchiesta per violenza sessuale di gruppo è partita d’ufficio, dopo che la 15enne si era sfogata con lo psicologo di un centro d’ascolto. Ieri, a distanza di un anno e mezzo, la ragazzina ha ripercorso quanto accaduto nel maggio 2016 davanti al gip di Ancona, Antonella Marrone, che l’ha ascoltata nel corso di un’audizione protetta con la formula dell’incidente probatorio, richiesto dal pm Irene Bilotta.
L’inchiesta della procura della Repubblica vede un solo indagato, un 19enne anconetano, ma dopo la testimonianza della giovane anche la procura del Tribunale per i Minorenni delle Marche potrebbe aprire un fascicolo: gli altri due ragazzi coinvolti non hanno compiuto 18 anni. In udienza la vittima ha fornito elementi che portano a identificare il giovane, suo coetaneo, che a suon di minacce ha preteso l’atto sessuale: non si tratta del 19enne indagato dal pm Bilotta, ma di un minorenne che era rimasto ignoto.
Le indagini, condotte dalla Squadra mobile di Ancona, potrebbero presto permettere l’identificazione del terzo ragazzo, pure lui minore. Anche se solo uno dei tre ha materialmente preteso l’atto sessuale, gli altri sono complici, perché non hanno impedito l’abuso, anzi hanno spalleggiato l’amico. Ieri l’adolescente ha raccontato lo choc provato quando quella che doveva essere una passeggiata per le vie del centro di Ancona si è trasformata in un incubo. Era tardo pomeriggio quando la 15enne ha incrociato il suo coetaneo, che già conosceva, in compagnia di un maggiorenne e di un altro ragazzo. Il primo l’ha invitata a fare una passeggiata e il gruppetto si è avventurato tra i vicoli del centro città.
Arrivati in una stradina deserta, il coetaneo l’avrebbe costretta al rapporto sessuale. «Fai come ti dico, sennò sono botte o peggio», la minaccia che le è stata rivolta. Durante gli abusi la ragazzina ha visto che uno degli altri due teneva il telefonino in mano e si è spaventata: temeva che avesse scattato foto o girato un video della violenza, immagini che sarebbero potute finire in rete o in una chat.
Per questo non ha voluto denunciare il fatto, anche se l’esistenza del video non è stata mai dimostrata. La 15enne si è però sfogata con lo psicologo di un centro per adolescenti, che ha convocato i genitori e ha inviato una segnalazione alla Questura. I poliziotti sono riusciti a risalire all’identità del maggiorenne grazie al racconto riferito dai genitori, mentre la ragazzina è stata ascoltata ieri per la prima volta dagli inquirenti e ha fornito elementi utili a identificare almeno uno dei due minori. La giovane è assistita dal centro antiviolenza di Ancona, che le ha messo a disposizione il supporto legale dell’avvocato Roberta Montenovo. Il 19enne, la cui posizione si è alleggerita dopo l’udienza di ieri, è assistito dall’avvocato Ennio Tomassoni.