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Immigrazione clandestina, 3 avvocati a capo dell’organizzazione: business da milioni di euro

Immigrazione clandestina, 3 avvocati a capo dell'organizzazione: business da milioni di euro
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Diecimila euro per entrare in Italia e poter lavorare, ma era tutta una truffa. È quanto scoperto dalla Polizia di Stato che, questa mattina, ha eseguito 45 misure cautelari nella zona del vesuviano. 

Immigrazione clandestina, 3 avvocati a capo dell’organizzazione: business da milioni di euro

In carcere sono finite 11 persone, tra cui 3 avvocati che erano a capo dell’organizzazione, 23 agli arresti domiciliari, tra questi un poliziotto esperto informatico. Obbligo di firma per undici datori di lavoro che avrebbero messo a disposizione le proprie realtà aziendali per false assunzioni di cittadini extra Ue. Un’organizzazione ben orchestrata dove alle spalle aveva anche l’appoggio del clan Fabbrocino.  L’attività svolta avrebbe evidenziato l’esistenza, in Campania, soprattutto nei comuni di San Giuseppe Vesuviano ed Ottaviano – area caratterizzata dalla presenza di una fiorente comunità di cittadini del Bangladesh – di tre distinte associazioni per delinquere.

Titolare dell’indagine, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri che, insieme all’aggiunto Michele Del Prete, al questore Maurizio Agricola e al capo della squadra mobile di Napoli, Giovanni Leuci, hanno smantellato un’organizzazione con un giro d’affari da milioni di euro, al punto che uno degli avvocati aveva appena acquistato una Ferrari.

I tre avvocati erano a capo di tre Caf e chiedevano 10mila euro per ogni immigrato che entrava in Italia. Il procuratore di Napoli ha specificato che l’inchiesta è partita grazie alle denunce di alcuni migranti truffati: “Alcuni hanno denunciato e hanno parlato con la squadra mobile. Sono servite anche le intercettazioni”.

Il sistema truffaldino

Tutto partiva dal sistema del cosiddetto “click day”. Un sistema di prenotazione online che consente di presentare richieste di ingresso in Italia per lavoratori stranieri residenti all’estero. La chiave era arrivare primi, chiarisce Gratteri: “Per l’organizzazione era importante l’aspetto informatico perché per il “click day” servono computer molto potenti. E i Caf erano il motore di tutto”.

Il questore Maurizio Agricola parla del coinvolgimento di alcuni imprenditori che davano sponda con il proprio Spid. E poi c’è la camorra, come illustrato da Del Prete: “C’era l’interesse della criminalità organizzata in un settore che in genere non le interessava. Il clan o partecipava direttamente o chiedeva l’estorsione”.

Le accuse sono, a vario titolo, di associazione a delinquere, finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso ideologico e truffa. Eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di beni e rapporti assicurativi per un valore complessivo di circa due milioni di euro.

Nel corso delle indagini, sono stati arrestati in flagranza per estorsione aggravata dal metodo mafioso, in due distinti episodi, altrettanti esponenti di vertice del clan Fabbrocino, egemone in quel territorio, mentre, soprattutto per quanto riguarda una delle organizzazioni indagate, sono emersi rapporti diretti e condivisione dei relativi profitti con esponenti del medesimo clan.

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