Arrestati in tre per l’omicidio di Vincenzo Amendola, 18 anni, il ragazzo trucidato a colpi di pistola e seppellito perché sospettato di aver avuto una storia d’amore con la moglie del boss. Ad eseguire le ordinanze di custodia cautelare su richiesta della DDA gli agenti della Questura di Napoli. Si tratta di Giovanni Tabasco, Gaetano Formicola e Raffaele Morra, tutti ritenuti affiliati al clan Formicola operante nell’area orientale del capoluogo.

Vincenzo Amendola era scomparso il 5 febbraio 2016 ed il suo corpo è stato ritrovato solo il 19, due settimane dopo, seppellito in un terreno a San Giovanni a Teduccio interrato a circa un metro e mezzo di profondità, coperto da una rete metallica e da travi di legno nonché da materiali di risulta di lavori edili, tanto che per l’estrazione del cadavere si è reso necessario l’utilizzo di un escavatore da parte di personale dei Vigili del Fuoco.

La ricostruzione dei fatti è stata possibile grazie all’attività di intercettazione e alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che aveva partecipato all’omicidio e che ha consentito non solo di ritrovare ii cadavere ma anche di recuperare, avvalendosi dell’attivita di sommozzatori, l’arma utilizzata per l’omicidio, gettata in mare da una scogliera.

In particolare, la sera del 5 febbraio 2016, la vittima era stata condotta nel luogo in cui doveva essere giustiziata, e, fatta inginocchiare, era stata colpita da due colpi d’arma da fuoco al volto, il secondo dei quali, quello mortale, alla tempia. Un bacio sulla bocca prima di premere il grilletto e un selfie con il telefonino subito dopo, con le mani ancora sporche di sangue. Da tutti gli elementi raccolti, come si legge nell’ordinanza cautelare, risulta che l’omicidio maturato all’interno del clan Formicola, organizzazione camorristica alla quale la vittima era legata da rapporti di frequentazione, per tutelare l’onore del capo clan, attualmente detenuto, in quanto si era sparsa la voce di una presunta relazione sentimentale dell’Ammendola con la moglie del capo clan.

Le attività di indagine svolte nell’immediatezza del fatto avevano condotto ad una prima ordinanza cautelare, emessa dal GIP il 7 marzo 2016, fondata sugli elementi emergenti all’epoca -la denuncia della scomparsa della vittima presentata dai familiari della stessa, i tabulati dell’utenza telefonica di quest’ultima, le intercettazioni telefoniche, i due interrogatori resi dal collaboratore di giustizia – nei confronti degli indagati, che, dopo un breve periodo di latitanza, erano stati arrestati.

L’ordinanza cautelare era stata successivamente annullata dal Tribunale del Riesame di Napoli che, pur non mettendo in discussione l’attendibilità del collaboratore di giustizia, aveva ritenuto che le conversazioni telefoniche riportate nell’ordinanza, alcune delle quali all’epoca non trascritte integralmente, non fossero univocamente interpretabili in modo da fornire riscontro individualizzante alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia.

Le successive attività di indagine hanno consentito di accertare anche ii coinvolgimento, oltre ai due indagati, del titolare del fondo in cui ii corpo di Amendola Vincenzo è stato ritrovato, nel seppellimento del cadavere, avvenuto con modalità tali da impedire ii successivo ritrovamento. Oltre alle intercettazioni, ulteriori riscontri sono stati ricavati da accertamenti piü approfonditi svolti sul luogo del delitto e sull’arma utilizzata per commetterlo nonché dalle informazioni assunte dai familiari della vittima e da altre persone risultate a conoscenza dei fatti, in quanto presenti nel luogo in cui Vincenzo amendola era stato prelevato per essere condotto sul luogo dell’omicidio.

Elenco arrestati

    • TABASCO GIOVANNI, NATO A Napoli il 29/04/1995
    • FORMICOLA GAETANO, Nato a Napoli il 16/02/1995
    • MORRA RAFFAELE, Nato a Napoli il 21/06/1984

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