Duplice omicidio in pieno centro a Giugliano. Partono da questo semplicissimo dato gli investigatori per fare luce su quello che è successo ieri pomeriggio a Corso Campano. Giugliano significa clan Mallardo, ma i due morti ammazzati sono Vincenzo ed Emanuele Staterini, due rapinatori imparentati con Patrizio Vastarella, il boss del Rione Sanità.

Una scia di sangue unisce il centro storico di Napoli alla sua provincia come già successo per il duplice omicidio avvenuto a Marano lo scorso anno ai danni di Giuseppe e Filippo Esposito in via Unione Sovietica? Forse sì. Gli scenari sono due. Il primo porta dritto alla faida di camorra che si sta consumando negli ultimi anni nel rione Sanità. A fronteggiarsi due famiglie: i Vastarella-Tolomelli da un lato e dall’altro gli Esposito-Sequino-Savarese-Genidoni (noti alle cronache come “Barbudos”). La posta in palio è la gestione del racket e del traffico di droga nel centro storico.

La pista napoletana. La guerra tra i clan va avanti a colpi di vendette trasversali. Il punto di inizio è il 22 aprile 2016: la strage di via Fontanelle. Sotto i colpi dei sicari dei Sequino muoiono Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna. Il 7 maggio arriva la risposta a Marano: Giuseppe e Filippo Esposito (per gli amici Fabio), vengono trucidati a colpi di arma da fuoco nel garage di famiglia in via Unione Sovietica perché parenti di Antonio Genidoni, ex esponente del clan Misso. I Vastarella hanno risposto così. E dopo un anno e 8 giorni i Sequino-Genidoni replicano all’affronto con un’altra vendetta trasversale: Vincenzo ed Emanuele Staterini vengono uccisi a Giugliano perché rispettivamente cognato e nipote del boss Patrizio Vastarella. La faida di camorra alla Sanità non risparmia nessuno, non conosce confini, tiene conto solo ed unicamente del cognome che porti.

Le alleanze tra centro e periferia. La vendetta consumata dai Sequino-Genidoni è anche un affronto al clan Mallardo. Un duplice omicidio in pieno centro storico costituisce un’intrusione non autorizzata, un’invasione di campo. Perché nelle grandi alleanze di camorra bisogna schierarsi, si sa. E i Mallardo-Contini sono dalla parte dei Vastarella-Tolomelli, come dimostra un summit di camorra del 27 giugno 2015 che si tenne a Giugliano, in via Santa Caterina da Siena, a cui parteciparono esponenti di spicco dell’Alleanza di Secondigliano e due fratelli della famiglia della Sanità. L’equazione è semplice: se la cosca giuglianese è dalla parte dei Vastarella, i “Barbudos” li considerano nemici. Tanto basta per entrare e uscire nel territorio dei “Carlantonio” senza lasciapassare.

La pista giuglianese. L’altra pista invece porta alla faida interna al clan Mallardo, che vede da due anni contrapposti i capi storici, indeboliti dagli arresti e dalle sentenze di condanna, e la cellula scissionista di via Montessori. Risale al 3 febbraio scorso l’agguato in via San Vito ai danni di Aniello Di Biase, figlio del boss scomparso “Paparella”. Gli inquirenti scaveranno nelle vite di Vincenzo ed Emanuele Staterini per ricostruire eventuali legami con il gruppo di rapinatori delle Palazzine Ina Casa che hanno preso le distanze dai Mallardo. Malviventi di lungo corso, stabilitisi a Giugliano, dal 1998, non è escluso che le due vittime avessero intrecciato rapporti con la cellula scissionista dei “Paparella”. Se venissero confermati, il duplice omicidio di ieri potrebbe rientrare nell’ambito di un’operazione di epurazione interna alla cosca giuglianese già avviata da alcuni mesi.

Il questore di Napoli, Antonio De Iesu, non si sbilancia: “Non si può ancora affermare che il duplice omicidio sia un riflesso della guerra al rione Sanità. Certo c’erano legami di parentela con i Vastarella, ma il territorio di Giugliano vede la presenza forte di un clan come i Mallardo e bisogna indagare a tutto campo. E’ presto per indicare un movente”.

 

 

 

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