Giuseppe Polverino, alias ‘o barone, superboss in carcere da circa due anni, fece pressioni per impedire l’apertura della discarica di Chiaiano, il sito sorto praticamente a un tiro di schioppo dal territorio di Marano. A rivelarlo è il pentito Roberto Perrone. “I Polverino hanno cercato un intervento anche politico per impedirne l’apertura. Il collaboratore di giustizia – si legge nei verbali dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 17 persone –  riferisce il retroscena di una sfuriata del boss Giuseppe Polverino che avrebbe avuto come bersaglio addirittura l’ex presidente della Provincia Luigi Cesaro, tuttora parlamentare di Forza Italia, e il fratello Raffaele.

Il pentito sostiene che, “in occasione di un incontro riguardante un presunto dissidio sul Pip di Marano, Polverino avrebbe “apostrofato malamente Raffaele Cesaro e il fratello Luigi proprio ricordando il fatto  che l’apertura della discarica di Chiaiano aveva portato danno al clan e che essi, evidentemente, non lo avevano impedito”. Il racconto di Perrone dovrà ora essere verificato dai magistrati. Per il momento i Cesaro non sono in alcun modo coinvolti nell’inchiesta. Le riserve del boss furono poi messe da parte sulla scorta “degli interessi complessivi che la realizzazione della discarica avrebbe comportato”. Ancora Perrone ricorda: “Polverino, incontrando Giuseppe Carandente Tartaglia, facendo una battuta e fregandosi le mani, gli chiese se, al termine di questa vicenda, gli avrebbe fatto comprare una Ferrari”. Da questa e da altre intercettazioni dello stesso periodo, gli investigatori deducono che gli imprenditori avessero già la certezza di ottenere i lavori.

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