Da domani, lunedì 19 aprile, la Campania passerà in zona arancione. La regione lascia la fascia ad alto rischio dopo quasi un mese e mezzo e passa alla fascia intermedia, che prevede divieti meno rigidi per contrastare la diffusione del contagio da Coronavirus.

Campania, da domani in zona arancione: negozi

Ma cosa cambia rispetto alla zona rossa? Anzitutto, riaprono alcuni negozi che finora erano rimasti chiusi, come parrucchieri, barbieri, centri estetici e negozi di abbigliamento per adulti. L’ultima ordinanza di De Luca, che risale a ieri, consente alle attività commerciali di restare aperti tutti i giorni fino alle 21:30.

In zona arancione, sono sospese le attività di servizi di ristorazione all’interno dei locali (tra cui pub, bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie). Fino alle 22 è consentita la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Nessuna restrizione per la ristorazione con consegna a domicilio.

Spostamenti

Nella zona arancione è consentito uno spostamento giornaliero verso una sola abitazione privata abitata in ambito comunale, in non più di due persone (oltre a under 14 e persone disabili o non autosufficienti).

Gli spostamenti verso altri Comuni (e quindi anche quelli verso altre Regioni/Province autonome) sono consentiti esclusivamente per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute. A chi vive in un Comune che ha fino a 5.000 abitanti è comunque consentito spostarsi, tra le 5.00 e le 22.00, entro i 30 km dal confine del proprio Comune (quindi eventualmente anche in un’altra Regione o Provincia autonoma), anche per le visite ad amici o parenti nelle modalità già descritte, con il divieto però di spostarsi verso i capoluoghi di Provincia. Resta ancora in vigore il coprifuoco, sempre fino alle 22.

Scuola

Da lunedì gli studenti campani potranno fare rientro a scuola. E’ consentita la didattica in presenza per scuola materna, elementare e media. Le superiori garantiscono l’attività didattica in presenza ad almeno il 50 per cento, e fino a un massimo del 75 per cento, della popolazione studentesca.

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