“Il video ci ha ferito come un colpo al cuore ma senza quelle immagini, non avremmo saputo la verità”. A dirlo sono Maurizio Salvato e Patrizia, il genero e la figlia di Giuseppe Cantalupo, l’84enne napoletano morto all’ospedale Cardarelli e ripreso in un filmato mentre giaceva esanime sul pavimento della toilette nel pronto soccorso.

Ieri mattina i coniugi hanno depositato una denuncia per malasanità: sono certi che l’anziano, positivo al Covid, sia stato trascurato dal personale sanitario.

Giuseppe aveva cominciato a sentirsi male qualche giorno fa. “Le sue condizioni non erano critiche e non presentava sintomi, ad eccezione della saturazione che progressivamente peggiorava” spiega Maurizio al Mattino. L’uomo, come gli aveva indicato il medico di famiglia, era andato alla ricerca di bombole di ossigeno, tornando a casa a mani vuote.

Il ricovero in ospedale

“Giuseppe, ex fumatore, soffriva di bronchite cronica e la necessità di assisterlo a livello respiratorio, ci ha spinto a chiamare l’ambulanza” spiega il 62enne. Il 10 novembre a casa dell’84enne giunge l’equipe del 118 che “lo segue scrupolosamente, somministrandogli per tre ore l’ossigenoterapia in casa”.

Ma nonostante l’impegno dei sanitari, Giuseppe desaturava. Così Patrizia e Maurizio decidono di portarlo in ospedale per farlo ricoverare. Oggi, però, la figlia si dice pentita di quella scelta. “Troppi pazienti sono abbandonati e finché si può è meglio assistere i propri cari a casa”, spiega Patrizia.

Le telefonate

Patrizia e Maurizio vengono due volte contattati telefonicamente dal personale sanitario. Nella prima telefonata, i coniugi vengono rassicurati circa le condizioni dell’84enne, ma poche ore dopo ne ricevono un’altra: un sanitario riferisce loro che Giuseppe non ce l’ha fatta.

“La prima telefonata da parte dell’ospedale ci è giunta il giorno dopo, intorno alle 12.45 per comunicarci le condizioni di Giuseppe definite stazionarie” racconta Patrizia al Mattino. “La dottoressa aveva riferito che la notte era trascorsa bene e che gli era stata somministrata l’ossigenoterapia ed eseguita una tac polmonare.  Era stata molto gentile, rassicurandoci che avrebbe salutato Giuseppe da parte nostra – proseguono i coniugi – ma poche ore dopo, alle 15 ci hanno comunicato la morte”.

A telefonarli un sanitario che spiega loro che Giuseppe “era morto nel  suo lettino e che, purtroppo, questo virus può comportare improvvisi aggravamenti”, racconta la figlia 63enne a cui, dopo la comunicazione del decesso è stata “fornita una mail da inviare al reparto di medicina legale, per sapere cosa fare e come recuperare la salma”, aggiunge.

“Ci è stata detta una bugia. L’ospedale, non ci ha comunicato che mio padre era morto nel bagno, a terra e solo, ma hanno precisato che era deceduto nel suo letto” racconta Patrizia arrabbiata perché “quello che ferisce di più non è solo la perdita di un caro ma il trattamento disumano riservato ai familiari”.

La denuncia

Dopo la notizia del decesso, i primi dubbi sulla morte di Giuseppe sono stati innescati dalle telefonate della polizia. “Ci hanno chiamato chiedendo se volevamo sporgere denuncia, comunicandoci che, forse, sarebbe stata sequestrata la salma, ma non riuscivamo a capire il perché” racconta Maurizio.

Alcune ore dopo, la polizia chiede ai coniugi se hanno visionato un filmato dove c’erano le immagini di Giuseppe morto nel bagno. “E’ stato allora che abbiamo recuperato il video e scoperto la verità” spiegano i coniugi. Adesso Patrizia e Maurizio chiedono “giustizia e trasparenza” su ciò che è accaduto a Giuseppe.

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