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Italia zona rossa? Il Comitato tecnico scientifico di Palazzo Chigi non l’ha mai consigliata. Il lockdown totale fu decisione squisitamente politica, non suggerita dal Comitato tecnico scientifico, che avrebbe preferito misure più graduate. È quanto emerge dalla lettura dei verbali del Cts resi pubblici sul sito della Fondazione Einaudi, dopo che nella serata di mercoledì, al termine di una lunga battaglia legale della Fondazione passata dal Tar e dal Consiglio di Stato, la presidenza del Consiglio ha consegnato i file finora rimasti segreti.

Lockdown solo in alcune regioni

Il 7 marzo gli scienziati avevano suggerito al governo di chiudere solo il Nord: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Qui la situazione epidemiologica era ritenuta complessa, mentre il Centro-Sud aveva solo il 12% dei contagi nazionali. Il lockdown deciso dal governo però, quattro giorni dopo, ha paralizzato tutta l’Italia. Senza distinzioni. La chiusura titolate sarebbe costata alle regioni meridionali una perdita da 100 miliardi di euro. E’ la cifra ipotizza dal quotidiano Il Mattino. La si ricava dalla riduzione del Pil che per quest’anno è stimata intorno al 10% e dunque equivarrà ad aver gettato nel fuoco la bellezza di un centinaio di miliardi. Una notizia che sta già sollevando un coro di critiche da parte degli imprenditori che hanno pagato a caro prezzo i mesi dello stop.

La decisione di fare dell’intero Paese una grande zona rossa è stata presa dal premier con il Dpcm del 9 marzo, che ha esteso (art. 1) le misure per il Nord Italia del Dpcm dell’8 marzo “all’intero territorio nazionale”. Il Dpcm in questione, ribattezzato dal premier “Io resto a casa”, prevedeva per tutte le regioni, nessuna esclusa, il divieto “di ogni forma di assembramento in luoghi pubblici o aperti al pubblico” e limitava drasticamente gli spostamenti fra le regioni stesse.

Una decisione condivisa in sede politica anche da parte delle opposizioni (Lega in testa) ma, a quanto pare, non ritenuta necessaria dai tecnici del comitato scientifico. Nel verbale della riunione del 7 marzo presso la sede della Protezione civile alla presenza di Angelo Borrelli, la squadra di epidemiologi e scienziati suggerisce infatti di “definire due livelli di misure di contenimento da applicarsi a) l’uno nei territori in cui si è osservata ad oggi maggiore diffusione del virus b) l’altro, sull’intero nazionale”.

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