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Non ha avuto paura di infettarsi. Non ci ha pensato due volte. Gennaro Sulipano, medico 60enne di Ercolano, ha così salvato la vita di un paziente di 40 anni in insufficienza respiratoria durante la corsa in ospedale. Gli ha praticato una ventilazione a mano correndo enormi rischi.

40enne salvato da medico napoletano con ventilazione a mano

A raccontare la storia è il Mattino. Giovedì scorso, alle 20, al 118 arriva la segnalazione di un probabile caso di coronavirus. Si tratta di un 40enne in isolamento domestico, diabetico, con due figli e una moglie. Era in fase di peggioramento. “Dopo essermi cambiato, non senza difficoltà per la vestizione complessa – spiega il medico – l’ho esaminato. Lui era cosciente e preoccupato, ti aiuto, gli ho detto. È stato collaborativo, l’ho sedato e intubato. Non c’era tempo da perdere, l’ossigenazione era scarsissima”.

Dopo l’arrivo dell’esito del tampone, che lo dà positivo, si opta per il trasferimento a Maddaloni,in provincia di Caserta, perché lì c’è disponibilità per un posto di terapia intensiva. “Durante l’attesa dell’ambulanza ho continuato a ventilarlo – continua il dottore -. La preoccupazione c’era, ma guai a farsi prendere dalla paura perché la paura confonde, bisogna mantenere il sangue freddo”. Una volta arrivata l’ambulanza “ho continuato a ventilarlo a mano perché il ventilatore in dotazione non era sufficiente”. In pratica si aggiunge un dispositivo al tubo inserito nel cavo orale del paziente. Si sta in contatto diretto con la bocca e il naso del paziente. I rischi sono altissimi.

Piano piano il giovane si riprende. “Avrebbe potuto morire ma io sono felice di averlo consegnato vivo al Covid Center”, racconta Sulipano. “Non potevo accettare di perderlo, ha tutta la vita davanti”. Sulipano, come altri anestesisti e rianimatori sono i medici impegnati ogni giorno a salvare i pazienti dal blocco respiratorio. Sono i soggetti più esposti al rischio di contagio. Al momento dell’intubazione tracheale rischiano tanto per l’espulsione di particelle attraverso la tosse. La paura c’è, ma la stragrande maggioranza dei dottori accetta i pericoli del mestiere per salvare ogni giorno una vita in più.

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