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Un camionista di 47 anni decise di suicidarsi perché ricattato dall’amante. La prostituta, Sonia Matei, romena di 44 anni, residente a San Giorgio del Sannio, ora è rinviata a giudizio con l’accusa di istigazione al suicidio ed estorsione. La donna chiedeva continuamente soldi alla sua vittima con la minaccia di spifferare tutto a sua moglie.

Sonia Matei ricatta l’amante: “Paga o dico tutto a tua moglie”

Una pressione troppo forte che avrebbe spinto la vittima a farla finita. Il suicidio avvenne la notte di Halloween, il 31 ottobre del 2017. Il dramma si consumó ad Ariano Irpino, oggi la decisione dal gup del Tribunale di Benevento, competente per territorio, di spedire a processo Sonia Matei. Nei guai anche il presunto complice, Francesco Festa, 63 anni, suo protettore, con l’accusa di favoreggiamento della prostituzione.

I ricatti e i messaggi WhatsApp

Sono le conversazione telefoniche e i messaggi WhatsApp che avrebbero incastrato Sonia. Dal tenore delle note vocali si è ricostruita la rete di ricatti e il clima di terrore che viveva il camionista irpino di 47 anni. L’uomo cercava di tenere nascosta la relazione, lei lo soggiogava con richieste estorsive sotto la minaccia di rivelare tutto alla famiglia. Una volta gli scrisse di essere incinta.

il 47enne aveva messaggiato vocalmente con la cittadina straniera, cercando di farla desistere. “Mi sto suicidando per colpa tua, passerai i guai, non ti preoccupare, non fa niente, che cosa che mi hai fatto, perchè io… non… giusto una semplice cosa… io mi sto suicidando per colpa tua… viene tutto registrato non ti preoccupare”. “Mi me interessa tu mi porti – soldi – hai capito?”, aveva risposto lei. “Non sto scherzando…veramente non sto scherzando… perchè il mio onore è grande… non sto scherzando… la puoi prendere come vuoi…”, la replica.

Ad ogni messaggio, «Dico tutto a tua moglie», lui sprofondava sempre di più nella depressione, nella paura di essere scoperto, nell’incubo di chi distrugge la propria famiglia. La scappatella di una volta, il cedimento alla trasgressione di un momento, diventava un incubo, un abisso da cui sarebbe stato impossibile uscire.

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