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Dieci arresti e 14 denunce. E’ il bilancio dell’operazione della Polizia Stradale di Roma e di Napoli contro le truffe assicurative. Troppi incidenti stradali e, soprattutto, troppe similitudini tra i sinistri per non destare il sospetto delle Compagnie assicurative che si vedevano costrette ad erogare numerosi risarcimenti. In manette anche un giudice, un cancelliere e un avvocato.

Truffe assicurative, 10 arresti

Le indagini sono nate proprio dalle denunce, presentate dalle compagnie di assicurazione e dal Fondo di garanzia per le vittime della strada. Quello che è emerso, dopo circa due anni di investigazioni dei poliziotti del Compartimento Polizia Stradale per il Lazio e l’Umbria, è stato un vero e proprio ”sistema”, volto a trarre ingenti profitti da incidenti stradali mai avvenuti. I sinistri venivano costruiti “ad arte” da una vera e propria organizzazione a delinquere specializzata e ramificata nel territorio campano, che agiva in modo seriale.

Il protagonista principale era un esperto avvocato del Foro di Avellino che, insieme ad alcuni colleghi, si adoperava per “inventarsi” l’ennesimo incidente, costruendo la dinamica ed il fascicolo del sinistro, curando i dettagli in ogni singola fase. In pratica i sinistri stradali, mai avvenuti, venivano opportunamente rappresentati come “incidenti con fuga”, ove l’ipotetico responsabile era sempre irreperibile.

Il sistema dei finti incidenti stradali

Agli investigatori il sistema è apparso quasi come una rappresentazione teatrale, dove ogni attore aveva un preciso ruolo ed un copione da recitare. In questo senso, la sceneggiatura dell’incidente prevedeva, come prima fase, quella del reclutamento degli attori; previo compenso, venivano ingaggiate persone che fingevano di essere vittime di incidenti stradali ed altre, invece, che dovevano interpretare il ruolo dei testimoni. Rendevano così falsa testimonianza sulla dinamica del sinistro.

La finta vittima, dopo aver conferito il mandato all’avvocato, veniva contattata da altri membri dell’organizzazione. Veniva dunque accompagnata presso strutture sanitarie pubbliche, ove il medico compiacente stilava certificati che attestavano conseguenze traumatiche, post incidente, inesistenti.

False radiografie

Ulteriore caratteristica del copione criminale consisteva nell’ideare, in molti i casi, incidenti stradali sulla base di radiografie, già illegalmente possedute dall’organizzazione. Da questi esami scaturiva la diagnosi del primo soccorso, ovviamente con lesioni compatibili alle circostanze del sinistro. In tali episodi gli esami diagnostici e la documentazione sanitaria di ignari pazienti, veniva acquisita illecitamente dalle strutture sanitarie. L’avvocato inoltrava la richiesta risarcitoria al Fondo di garanzia per le Vittime della strada, restando poi in attesa di ricevere una congrua proposta economica di indennizzo. Per taluni sinistri il Fondo erogava direttamente il risarcimento, per altri era necessario richiedere l’intervento del Giudice di Pace compiacente.

Giudice di pace complice

A questo punto emerge il secondo livello organizzativo del sistema criminale. In questo secondo passaggio, l’avvocato ed i suoi sodali si avvalevano dei contatti con un Giudice di Pace ed un Cancelliere. Quest’ultimo si è rivelato come figura strategica del sodalizio criminale, in quanto nella fase di iscrizione a ruolo, “pilotava” il fascicolo del finto sinistro dirottandone l’assegnazione al Giudice di Pace compiacente. Il dispositivo delle sentenze, in questo modo, non poteva che essere favorevole e blindato.

Tutti i componenti dell’organizzazione erano retribuiti secondo il livello funzionale e la tipologia di prestazione svolta; tuttavia il valore del compenso era sempre proporzionale al valore del risarcimento ottenuto. Nel corso dei due anni di attività investigativa, si accertava che le procedure consolidate e strutturate, messe in piedi dall’organizzazione, avevano reso oltre 1 milione e mezzo di euro. Il contributo del Giudice di Pace e del Cancelliere aveva trasformato il sistema in una “macchina perfetta” che ogni mese produceva decine di iscrizioni a ruolo di falsi sinistri stradali con la conseguente emissione di sentenze favorevoli.

Un’organizzazione perfetta

L’associazione, inoltre, si avvaleva di standard di sicurezza, tecnologici e organizzativi particolarmente performanti. Ad esempio con l’utilizzo di telecamere a circuito chiuso per il controllo degli ambienti e la disponibilità di numerose schede telefoniche. L’aspetto più interessante attiene all’organizzazione della rete criminale, ove le modalità di interazioni tra i sodali erano rigide e vincolate, con l’obiettivo di garantire l’anonimato dei vertici del gruppo criminale. Per questo, per gli scambi di informazione o la pattuizione dei compensi, l’organizzazione impiegava degli intermediari, onde evitare contatti diretti tra i capi e i complici occasionali. Talvolta, nelle conversazioni venivano adottate tutte le cautele possibili anche utilizzando allusioni e metafore.

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