stalin

Stalin è stato uno dei dittatori più feroci che il ‘900 abbia mai conosciuto e fu capo indiscusso del comunismo mondiale. Iosif Vissarionovič Džugašvili, noto a tutti come Stalin, fu detentore di un enorme potere in Unione Sovietica e nell’Europa centro-orientale ed è passato alla storia per il suo dispotismo violento e per le sue politiche di terrore e di repressione.

Stalin: la biografia, comunismo e rapporto con Lenin

Stalin nacque il 18 dicembre 1878 in Georgia. Di umili origini, visse un’avventurosa giovinezza come rivoluzionario socialista attivista, prima di assumere un ruolo importante di dirigente all’interno della fazione bolscevica del Partito Operaio Socialdemocratico Russo guidata da Lenin. Ebbe due mogli, morte entrambe in tragiche circostanze, e quattro figli.

Capace organizzatore, dotato di grande energia e di durezza di modi e di metodi, nonché strettamente fedele alle direttive di Lenin, Stalin divenne uno dei principali capi della rivoluzione d’ottobre e del nuovo Stato socialista: l’Unione Sovietica. Il suo ruolo e il suo potere politico crebbero durante la guerra civile russa in cui svolse compiti politico-militari di grande importanza, entrando spesso in conflitto con Lev Trockij.

Nonostante le critiche mossegli da Lenin nell’ultima parte della sua vita e il duro contrasto con Trockij, alla morte di Lenin assunse progressivamente, il potere supremo in Unione Sovietica.

Dopo aver sconfitto politicamente prima la sinistra di Trockij, poi l’alleanza tra Trockij, Zinov’ev, Kamenev e poi la destra di Bucharin, Rykov e Tomskji, Stalin adottò una politica di costruzione del “socialismo in un solo Paese”, mentre nel campo economico mise in atto le politiche di interruzione della collettivizzazione forzata delle campagne e di industrializzazione mediante i piani quinquennali, lo stakanovismo e la crescita dell’industria pesante.

A metà degli anni trenta, in una fase di superamento delle difficoltà economiche e di crescita industriale, Stalin cominciò il tragico periodo delle purghe e del grande terrore in cui progressivamente eliminò fisicamente tutti i suoi reali o presunti avversari nel partito, nell’economia, nella scienza, nelle forze armate e nelle minoranze etniche.

La sua politica: i gulag, l’alleanza e il conflitto con Hitler

Per rafforzare il suo potere e lo Stato sovietico contro possibili minacce esterne o interne di disgregazione, Stalin organizzò un vasto sistema di campi di detenzione e lavoro (gulag) in cui furono imprigionati in condizioni miserevoli milioni di persone.

Nel campo della politica estera Stalin, timoroso delle minacce tedesche e giapponesi alla sopravvivenza dell’Unione Sovietica, in un primo momento adottò una politica di collaborazione con l’Occidente secondo la dottrina della sicurezza collettiva. Dopo l’accordo di Monaco Stalin, sospettoso delle potenze occidentali e intimorito dalla potenza tedesca, preferì stringere un accordo temporaneo con Adolf Hitler che favorì l’espansionismo sovietico verso occidente e i Paesi Baltici.

Colto di sorpresa dall’attacco iniziale tedesco con il quale la Germania nazista violava il patto di non aggressione sottoscritto dalle due potenze solo due anni prima, Stalin seppe riorganizzare e dirigere con efficacia il Paese e l’Armata Rossa fino a ottenere, pur a costo di gravi perdite militari e civili, la vittoria totale nella grande guerra patriottica.

Egli, inoltre, rivestì un ruolo di grande importanza nella lotta contro il nazismo e nella sconfitta di Hitler. Dopo la vittoria Stalin accrebbe il suo dispotismo violento riprendendo politiche di terrore e di repressione.

La famiglia: moglie e figli di Stalin

Stalin ebbe due matrimoni. Nel 1903 sposa Ekateria Svanidze, la quale morì quattro anni dopo a soli ventisette anni per una tubercolosi. Stalin ne era molto innamorato e pare abbia affermato che i suoi sentimenti umani fossero morti con lei.

Nel 1919 sposò la sua seconda moglie Nadežda Allilueva (1901-1932), morta suicida con un colpo di arma da fuoco nel 1932, dopo numerosi contrasti e litigi col marito e una vita coniugale infelice. Stalin mostrò rimorso per la fine della moglie: lo storico Robert Conquest scrive che «fu l’unica occasione in cui gli videro gli occhi pieni di lacrime».

Dai suoi due matrimoni ebbe quattro figli: Jakov Džugašvili (1907-1943), avuto dalla prima moglie, morto prigioniero dei tedeschi nel 1943, forse suicida. Vasilij Džugašvili (1921-1962), avuto dalla seconda moglie, generale dell’Armata Rossa, morto per eccessi di alcool nel 1962. Konstantin Stepanovič Kuzakov anche Konstantin Džugašvili (1908, 1911 o 1912?-1996) avuto da una donna durante la prigionia, di cui non si hanno molte notizie. Artëm Sergeev (1921-2008), adottato. Svetlana Allilueva (1926-2011), avuta dalla seconda moglie, emigrata negli Stati Uniti nel 1967 e deceduta nel 2011.

La morte di Stalin

Stalin, ormai in età avanzata, subì un colpo apoplettico nella sua villa suburbana di Kuncevo, la notte tra il 28 febbraio e il 1º marzo 1953, ma le guardie  non osarono forzarne la porta blindata fino alla sera del 1º marzo, quando Stalin era già in condizioni disperate: metà del corpo era paralizzata e il dittatore aveva perso l’uso della parola.

Il comandante delle guardie avvertì telefonicamente Malenkov e Berija, ma i medici, scelti personalmente dal ministro della sanità Tret’jakov, arrivarono solo la mattina del 2 marzo e le fonti ufficiali riportarono che il malore era avvenuto nella notte tra il 1° e il 2 marzo. Stalin morì all’alba del 5 marzo dopo aver dato per diverse volte segnali di miglioramento. 

Alcuni storici hanno accettato l’ipotesi dell’assassinio per avvelenamento, ipotesi categoricamente smentita dallo storico Roy Medvedev, secondo cui non sono emerse dagli archivi sovietici prove a sostegno di questa tesi. Il suo funerale fu imponente, con una partecipazione stimata in un milione di persone: il corpo, dopo essere stato imbalsamato e vestito in uniforme, fu solennemente esposto al pubblico nella Sala delle Colonne del Cremlino.

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